E' deceduto questa mattina (25 dicembre) a Bergamo, nell'ospedale Papa Giovanni XXIII in cui era stato ricoverato, Giovanni Bossetti, 73enne, padre legittimo di Massimo Giuseppe Bossetti, il manovale imputato per il femminicidio della giovane Yara Gambirasio. L'uomo, padre del principale indiziato del delitto e marito di Ester Arzuffi, 68enne madre di Massimo Bossetti, si trovava da tempo in gravi condizioni di salute.

Bergamo, morto il papà di Massimo Giuseppe Bossetti

Dall'inchiesta per il delitto di Yara Gambirasio era venuto fuori che il papà naturale del lavoratore edile era l'ex autista di pullman Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999.

Secondo quanto era emerso dagli accertamenti scientifici sul Dna svolti per la procura della Repubblica di Bergamo, Massimo Bossetti era nato da una possibile relazione extraconiugale della madre, che ha comunque, dal canto suo, sempre negato questa vicenda. Bossetti, attualmente in carcere, negli ultimi tre giorni aveva avuto la possibilità di visitare il padre ricoverato nell'ospedale Papa Giovanni XXIII dove è morto stamane alle 5. La grave malattia dell'uomo fu scoperta dai medici nei giorni successivi all'arresto del figlio, avvenuto il 16 giugno dell'anno scorso.

Secondo Natale in carcere per il presunto assassino di Yara

Nei giorni scorsi, intanto, è stata rigettata la nona richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Bossetti.

Dopo il giudice per le indagini preliminari, il tribunale delle libertà e a Corte di Cassazione anche la corte d'assise di Bergamo, che si è pronunciata sull'ordinanza di custodia cautelare, ha detto no alla liberazione dell'uomo ritenendo sussistenti gli indizi di colpevolezza a suo carico e i rischi di reiterazione del reato.

L'imputato, che aveva chiesto i domiciliari con il braccialetto elettronico, sta dunque passando il suo secondo Natale in carcere; mentre resta in attesa della prossima udienza del processo prevista per l'8 gennaio 2016. "Altamente probabile - hanno scritto i giudici rigettando la richiesta di scarcerazione - la reiterazione di condotte aggressive".