Le relazioni extraconiugali, come testimoniano molti fatti di cronaca, possono nascondere a volte delle insidie soprattutto per chi ne è il protagonista. Perché se è vero che gli amanti vivono una vita parallela a quella vissuta con le rispettive famiglie, è anche vero che tali relazioni possono fare emergere nei casi più gravi anche delle responsabilità penali. Ciò ad esempio può succedere quando ci si approfitta del legame sentimentale della relazione clandestina per indurre l’amante a compiere atti fortemente svantaggiosi per i suoi interessi economici.
In tali casi la giurisprudenza configura infatti il reato di circonvenzione d’incapace nel momento in cui l’induzione sul partner viene esercitata abusando delle condizioni di inferiorità (incapacità) dello stesso, la cui volontà viene manipolata a tal punto che la vittima è portata a compiere atti a lei dannosi. Questo è quello che è successo ad un uomo protagonista di una vicenda giudiziaria finita sotto i riflettori della Corte di Cassazione.
Se l’amante da 40 anni è abituata a ricevere regali molto costosi
Un uomo aveva intrattenuto una relazione amorosa con una donna all’infuori del matrimonio per oltre 40 anni. La relazione sentimentale era stata costellata anche da regali molto costosi e somme di denaro che lui era abituato a fare a lei per consentirle di mantenere un alto tenore di vita.
La donna, però, nel momento in cui inizia il decadimento psichico e fisico dell’uomo decide di approfittare di questa situazione esercitando una costante attività di suggestione e pressione morale nei suoi confronti. In breve lo persuade a farsi dare delle somme di denaro via via maggiori, anche quando lui viene sottoposto ad un regime di amministrazione di sostegno.
La storia finisce in Corte di Cassazione che conferma la sentenza di condanna del Tribunale per circonvenzione di incapace nei confronti della donna. Gli ermellini hanno ritenuto poco attendibile la tesi difensiva della donna che ha sostenuto che l'uomo aveva continuato 'ostinatamente' a fare ciò che aveva sempre fatto anche quando si era trovato in stato di deficienza psichica.
La Suprema Corte, rigettando il suo ricorso, ha reputato dunque sterili le sue doglianze sul fatto che non c'erano prove che dimostravano lei aveva potuto esercitare una manipolazione su di lui.
circonvenzione d’incapace: induzione e pressione psicologica
Gli Ermellini hanno innanzitutto evidenziato che la completa incapacità di intendere e di volere dell’uomo lo ha portato ha compiere dei gesti inconsueti ed irragionevoli prelevando un'abnorme quantità di denaro che solo negli ultimi 5 anni era stata quantificata in 250mila euro, finiti in tasca alla donna. La Suprema Corte ha quindi ritenuto che, nel caso concreto, dovesse ritenersi sussistente l’induzione perché di fatto l’uomo era divenuto diventato completamente succube della donna che aveva abusato del suo stato di vulnerabilità, persuadendolo a erogarle tali donazioni di denaro.
I giudizi di legittimità hanno infatti precisato che l’induzione può essere desunta anche in via presuntiva nel momento in cui l’agente costringe la vittima ( incapace di opporsi) a compiere atti che, in condizioni normali non avrebbe mai compiuto. La Corte cassazione penale con decisione n.1923 del 19.01.2016 ha dunque condannato la donna per il reato di cui all’articolo 643 del codice penale. Per info di diritto premi il tasto segui accanto al mio nome.