A seguito di un'intervista esclusiva a ltv news, il Premier britannicoDavid Cameron ha ammesso pubblicamente di aver avuto una quota della società off-shore (cioè all'estero, nei cosiddetti "paradisi finanziari") creata dal padre Ian, precisando in seguito di averla venduta per 30.000 sterline prima di entrare in carica come primo ministro.

Durante l'intervista però, il Premier è sembrato tornare più spesso sui suoi passi,fornendo risposte incoerenti con quanto precedentemente affermato. Una tra queste riguarda la dichiarazione secondo cui la sua famiglia non avrebbe mai beneficiato in alcun modo del fondo creato dal padre, un facoltoso broker, dal quale avrebbe inoltre ricevuto in eredità 300.000 sterline.Non è stato chiarito, stando sempre alle dichiarazioni di Cameron, se parte di questo denaro sia transitato nei suddetti paradisi finanziari.

La reazione dell'opposizione

Come intuibile, dure sono state le critiche arrivate dal versante dei Laburisti, i quali hanno richiesto senza mezzi termini la dimissione del Primo Ministro David Cameron, per aver disatteso l'impegno a render pubbliche informazioni di questo calibro sin dal principio.

"Come lui abbia avuto queste quote è irrilevante. Non ha altra scelta che dimettersi" ha tuonato via Twitter il parlamentare laburista John Mann, il primo a richiedere le dimissioni del Premier a seguito delle rilevazioni sulla Corte di Panama.Anche il leader dei liberaldemocratici, Tim Farron, si è espresso in merito, dichiarando che "Gli elettori meritano di più di mezze verità".

L'inchiesta Panama Papers riguarda più di 214.000 società all'estero collegate a persone residenti in oltre 200 paesi.

Tramite indagini approfondite è stato possibile risalire a centinaia di politici e uomini di Stato coinvolti nel mondo, ma non solo: oltre ai ministri dell'Islanda e del Pakistan, il presidente dell'Ucraina o della Federazione Russia, sono emersi anche i nomi di più ci cinquecento banche tra le quali figurano, per l'Italia, Ubi e Unicredit.