Ogni Paese ha il suo dossier, con nomi, cifre e scandali. Dal presidente russo Vladimir Putin fino al super-calciatore argentino Lionel Messi. La bufera Panama Papers ha trascinato una lunga lista di leader mondiali, imprenditori, gente dello spettacolo e personaggi famosi. Tutti proprietari di società offshore; cioè imprese che non registrano nessuna attività economica e commerciale. Non è illegale avere una firma in un “paradiso fiscale”, ma molto frequentemente serve da facciata per realizzare operazioni finanziarie, trasferire denaro e aprire conti correnti all’estero senza dovere pagare le tasse del Paese di origine.
Le operazioni della Mossack Fonseca
Panama, Isole Vergini Britanniche, Bahamas, Isole Cayman, Nevada e Seychelles sono alcuni dei destini scelti per le operazioni “offshore”, grazie ai vantaggi fiscali e il segreto bancario.
I dati filtrati da Panama Papers coprono le operazioni dello studio legale Mossack Fonseca per agevolare l’apertura di queste società. Gestioni che vanno dal 1977 fino al 2015, su più di 1200 società. La firma panamense lavorò molto per proteggere il segreto dei suoi clienti. In Brasile, la Mossack Fonseca è rimasta coinvolta nello scandalo di ricatti e lavaggio di denaro della "Lava Jato", dove dirigenti di Petrobras (e lo stesso ex presidente Luiz Ignacio Lula Da Silva) sono stati accusati di corruzione.
Il mondo della politica
Sono circa 12 capi di Stato e primi ministri, 128 politici, 61 famigliari o soci vicini a uomini di potere di 50 Paesi. Tutto svelato da più di 11,5 milioni di documenti filtrati dallo studio di avvocati Mossack Fonseca del Panama. Il più grande caso di fuga di notizie della storia moderna. La filtrazione Panama Papers è 46 volte più grande di Wikileaks (251mila documenti).
Il lavoro giornalistico
Una volta ricevuti tutti i registri da una fonte anonima, il quotidiano Süddeutsche Zeitung decise di condividere il materiale con l’International Consortium of Investigative Journalist (Icij) per procedere alla verifica prima della diffusione. Sono stati coinvolti 376 giornalisti di 76 Paesi. Un lavoro metodico di più di un anno con le regole più rigorose del giornalismo di inchiesta.
“Giornalisti di tutto il mondo hanno appena concluso un lavoro impegnativo molto grande. All’una e trenta è l’appuntamento”, twittava ieri sera il giornalista venezuelano Joseph Poliszuk, capo redattore e fondatore dell’agenzia di giornalismo d’inchiesta Armando Informa. Lui, insieme ad altri 369 colleghi, 109 mezzi di comunicazione, si sono dedicati per 10 mesi alla verifica dei dati arrivati all’International Consortium of Investigative Journalist. Poliszuk ha pubblicato su Armando Informa molti dossier sul Venezuela e altri Paesi latinoamericani. “Pancho Pardo: il banchiere peruviano che triangola passaporti bolivariani, disegnati in Germania”; “Adrián Velásquez: l’allievo di Chávez che mesi i suoi soldi in salvo”; “Jesús Villanueva: il controllore di Pdvsa che voleva nascondere la sua ricchezza”; “Javier Bertucci: il pastore che predica come importare”, sono alcuni dei pezzi pubblicati da Poliszuk.