La Cassazione ha sentenziato che la Ndrangheta esiste. Ha messo nero su bianco, ammettendo che la Ndrangheta non è un’invenzione giornalistica, ma un’associazione criminale segreta che, partendo dalle roccaforti locali, ha espanso i suoi tentacoli ovunque, divenendo aggressiva e pericolosa, in quanto si è anche internazionalizzata. Ciò che ha reso la Ndrangheta forte è stato il senso di unitarietà grazie al fatto che gli affiliati sono tra di loro fratelli, parenti e da queste parti c’è un detto che recita “il sangue si arrostisce, ma non si mangia”, per indicare quanto importanti siano i rapporti parentali.
Come tutte le associazioni segrete ha un vertice con un collegio criminale che viene definito Provincia ed è composto da pezzi da novanta, espressione delle varie realtà locali.
Finora è stata considerata una mafia minore perché ha sempre agito nell’ombra, lontano dai riflettori che le hanno consentito di muoversi con una certa agilità. Solo adesso se ne comincia a capire la pericolosità, poiché agisce sui vari continenti ed è talmente tanto temuta che i cartelli della droga colombiani e messicani si fidano solo dei suoi accoliti.
Nicola Gratteri allarmato
A lanciare l’allarme anche il procuratore di Catanzaro che, in un convegno a Roma sulle proposte normative che riguardano patrimoni della criminalità organizzata, ha affermato che se questa gente metterà le mani sui mezzi d’informazione, non solo ci sarà la manipolazione del consenso, ma verranno meno i principi democratici, fondamento di ogni società evoluta e libera.
Il ragionamento di Gratteri, che ha studiato da tempo questa associazione mafiosa svelandone segreti e strategie, parte da un ragionamento molto semplice. In Italia, afferma Gratteri, sta arrivando troppa cocaina, con prezzi che aumentano costantemente. Di questa cocaina ne viene sequestrato solo il 10% e, dal momento che il giro d’affari aumenta, nasce l’esigenza di riciclare il denaro.
Somme utilizzate per comprare ristoranti, pizzerie, bar, da sud a nord, che portano all’accumulo di capitali e ricchezza.
Ultimamente però si stanno differenziando anche gli affari ed in un momento in cui la finanza impone concentrazione di capitali, questa gente sta tentando la scalata ai mezzi d’informazione come tv e giornali.
Per il procuratore di Catanzaro, diventa importante informatizzare i tribunali ed abbattere tempi e costi dei processi. Più il sistema giudiziario funziona, più le sentenze saranno rapide, evitando di incorrere nella prescrizione su cui molti condannati per associazione mafiosa puntano. Diventa sempre più importante per il magistrato, la collaborazione tra i componenti del collegio giudicante anche a distanza, qualora uno dei giudici venga trasferito ed evitare di ripartire da zero per l’istruzione del processo da portare il più rapidamente possibile a sentenza.
Urge riforma della Giustizia
Da tempo Nicola Gratteri indica in un sistema Giustizia più efficiente l’arma idonea per dare risposte concrete alla società civile, utili per sventare abusi di ordine quotidiano, che di solito sono il retroterra su cui la Ndrangheta si radica.
E’ stato più volte ribadito anche il concetto che, in una terra povera come la Calabria, la Ndrangheta potrebbe sostituirsi alle istituzioni che sono latitanti nel fornire risposte sociali a quanti ad esempio chiedono lavoro, evitando, attraverso l’arma del ricatto, di creare indirettamente un consenso popolare molto diffuso che mina le istituzioni democratiche.
Purtroppo la Ndrangheta riesce a manipolare oltre ai consensi anche le scelte politiche tramite candidati collusi e consenzienti con il sistema mafioso. A farsi carico del problema dovrà essere il Parlamento, che sarà chiamato a discutere in tempi brevi l’operatività di proposte già fatte da Gratteri, altrimenti si corre il rischio di combattere la Ndrangheta a parole e con buoni propositi che di solito sono disattesi se non dimenticati. Quando si è ricattabili, più paghi, più sei sotto scacco e devi pagare ancora.