Il romanzo di Roberto Saviano Gomorra, a cui si ispira la celebre serie tvideata dallo stesso in collaborazione con Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi, festeggia i suoi primi dieci anni. Anni di denuncia alla criminalità organizzata che da molto tempo è presente sul territorio italiano e non solo. Sia il libro scritto dall'autore napoletano che la serie hanno avuto un gran successo anche a livello internazionale.

Le conseguenze dovute al successo

Gli atti di denuncia portati avanti dallo scrittore, Roberto Saviano, hanno rivolto l'attenzione dei cittadini e della giustizia italiana verso questo grave problema, che era stato accantonato ormai da tempo.

Accuse, quelle dell'autore, che in un Paese come quello italiano gli sono costate la libertà. Infatti, come ben noto, dopo poco tempo dalla pubblicazione del suo libro, si è ritrovato esposto ad enormi situazioni di pericolo ed è stato pertanto costretto a vivere sotto scorta, circondato da carabinieri ed auto blindate.

Gli attacchi allo scrittore. D'Anna: "È un'icona farlocca"

"Bisognerebbe sottrargli la scorta", è quello che afferma il senatore verdiniano dell'Ala, Vincenzo D'Anna, contro Saviano. "È diventato milionario con l'antimafia ma, in realtà, nessun camorrista ha intenzione di ucciderlo in quanto egli non infastidisce nessuno. Risparmiando sulle spese della sua scorta - ha continuato - si potrebbe incentivare il lavoro di coloro che compiono la vera lotta alla camorra".

Sotto accusa non è solo Saviano ma anche Rosaria Capacchione, senatrice del Pd. Entrambi, secondo D'Anna, vivono di rendita e dovrebbero rinunciare alla protezione per lasciarla a chi ne ha effettivamente bisogno. Lo scopo di queste parole non è chiaro. Probabilmente, egli intende guadagnarsi consensi ed appoggi in zone di territorio in cui la camorra la fa da padrona, assicurandosi un ampio vantaggio elettorale.

La sua motivazione, comunque, è che il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha verificato l'infondatezza delle minacce mosse ai due. In virtù di ciò, dunque, entrambe le scorte dovrebbero essere rimosse. Tuttavia, Saviano, desideroso di libertà, non si presterebbe a vivere sotto controllo se si sentisse così al sicuro come vuol far intendere il senatore.

L'incontro con Salman Rushdie

Anni fa, lo scrittore napoletano incontrò ad una cena l'autore di Versi Satanici Salman Rushdie. Come racconta lo stesso Rushdie, nel maggio del 2008, mese in cui si incrociarono per la prima volta, l'italiano girava per New York avvolto in un maglione blu cercando di non farsi notare mentre egli passeggiava tranquillamente per le strade di Manhattan. In quell'occasione gli chiese quando il romanzoGomorraaveva cominciato a creargli questi problemi. La risposta di Saviano fu: "Ciò che non mi hanno perdonato non è tanto l'opera, ma la sua fama, il suo successo. Se il libro - continuò - fosse rimasto nell'ambito di Napoli sarebbe andato bene ai camorristi, ma invece ha destato l'attenzione di tutta l'Italia e non solo".

Rushdie ha inoltre affermato: "Saviano, ormai, trascorre gran parte della sua vita fuori dall'Italia, dove può permettersi il lusso di non sentirsi un "bersaglio a facile portata". Tutto questo a causa delle sue parole che portano alla luce meccanismi, progetti e messaggi di una realtà effettivamente esistente e che dovrebbe essere combattuta".

Il consiglio di Salman

"Riprendi la tua libertà", queste le parole che Salman riferì a Saviano lo stesso giorno in cui si incontrarono per la prima volta. Poi, aggiunse: "Abbi cura di te e sta attento, ma ritorna alla tua vita perché non arriverà mai il giorno in cui qualcuno potrà assicurarti che è tutto finito e che sei libero". Questo fu il consiglio che l'autore inglese diede allo scrittore italiano. Dopodiché Saviano si allontanò nella sua auto blindata col desiderio di ritornare alla normalità e di dimenticare l'esistenza di queste paure.