Al centro delle analisi proposte nel libro, c’è il ritrovamento di un documento d’identità di un attivista della sinistra extraparlamentare che in quei giorni si pensava fosse in Inghilterra e, inoltre, c’è la scomparsa nel nulla del corpo di Maria Fresu, tra le vittime dell’esplosione.

Il corpo di Maria Fresusparito da Bologna

Secondo la versione ufficiale il corpo di Maria Fresu,donna di 24 anni, sarda e trapiantata per motivi di lavoro in Toscana, venne disintegrato dalla deflagrazione: eppure, sostengono gli autori del libro, sono stati ritrovati i resti di tutte le vittime, perfino delle persone che si trovavano nella sala d’aspetto e di quelle molto più vicine al luogo dell’esplosione.

Della Fresu, invece, è rimasto solo un lembo facciale oltre agli effetti personali, la sua carta d’identità insieme alla valigia e alla giacca. A complicare le cose, inoltre, c’è il fatto che quel lembo risultò appartenere al gruppo sanguigno “A”, diverso da quello di Maria Fresu di tipo zero. Per 36 anni questa discrasia è stata giustificata con la teoria della “secrezione paradossa”: ovvero nel corpo di Maria Fresu sarebbero stati ritrovati liquidi contenenti sostanze riconducibili ad un gruppo sanguigno diverso. Teoria, questa della “secrezione paradossa” ritenuta priva di ogni fondamento scientifico secondo le parole del professor Giovanni Arcudi, intervistato dal Tempo.

Quale pista per la strage di Bologna?

Ma allora chi è stato a causare la strage di Bologna? Con il passare degli anni, secondo gli autori, la versione ufficiale – quella dell’estremismo di destra – è stata messa fortemente in discussione. Il primo a criticarla fu Francesco Cossiga che ricopriva il ruolo di presidente del Consiglio all’epoca della strage e che puntò immediatamente il dito contro i neofascisti dei Nar.

Proprio Cossiga, anni dopo, divenne tra i più accesi sostenitori dell’estraneità dei Nar dalla strage di Bologna. “La dinamica della strage, nonostante la ricostruzione giudiziaria (tre condanne definitive ad appartenenti ai Nar, nda), risulta poco chiara. E nel libro spieghiamo perché” ha dettoValerio Cutonilli. Fu sempre l’ex presidente del Consiglio ad indicare una strada rivelando l’esistenza del lodo Moro, ovvero dell’accordo tra il governo italiano e la resistenza palestinese per impedire attentati in Italia e il contenzioso con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina causato dall’arresto a Bologna del rappresentante in Italia di tale organizzazione, interna all’Olp ma contraria alla linea di Arafat e vicina all’Urss.“Proprio questo contenzioso, scaturito dalla violazione dell’accordo – ha osservato Cutonilli – avrebbe fatto scattare l’allarme di un attentato ritorsivo in Italia nei giorni subito precedenti alla strage di Bologna. Allarme riferito all’opinione pubblica, come detto, solo nel 2005, attraverso una lettera inviata da Cossiga a un parlamentare membro della commissione Mitrokhin”.