Si chiude un'estate che lascia dietro di sé una lunga scia di tragici incidenti in montagna. L'ultimo è di ieri e riguarda un alpinista tedesco che ha perso la vita precipitando per 500 metri da una via verso la vetta dell'Ortles. Solo tre giorni prima, due giovani climber altoatesini sono morti su Cima Santner, nell'Alpe di Siusi. E tanti sono i casi che hanno funestato il mese di agosto: dalla Val d'Aosta al Trentino, vittime sul Cervino, sul Rosa, sul Bianco, sulle #Dolomiti.

Un agosto di superlavoro per il CNSAS

Per il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) il mese di agosto è stato un mese di super lavoro.

Oltre 600 interventi solo nella prima metà di agosto, con una media di 40 interventi al giorno. Numeri che non si discostano da quelli del biennio precedente. Tuttavia il turismo montano estivo ha visto negli ultimi anni un trend in crescita, non solo dovuto ad una rinnovata passione per le zone alte ma anche per una maggiore economicità delle stesse rispetto alla vacanza balneare. E non solo in alta stagione, visto che le richieste di intervento da parte del soccorso alpino si sono intensificate anche nelle stagioni basse, a indicare una diversa fruizione del mondo alpino.

Numeri che fanno riflettere

Il dato che fa maggiormente riflettere è che quasi il 50% delle richieste di intervento sono per incidenti in attività escursionistiche.

Sono cioè i turisti i principali soggetti a chiedere soccorso e non gli alpinisti, che rappresentano il 10% degli interventi. In crescita anche i soccorsi ai biker (7,3%), quasi raddoppiati rispetto agli anni precedenti. Secondo i numeri del CNSAS, la principale causa di richieste di intervento è rappresentata dalle cadute (28%), sia lungo i sentieri che in arrampicata, seguite da malori (12,9%), perdita di orientamento (8,9%), incapacità e sfinimento.

Questi ultimi dati indicano che molti interventi si potrebbero evitare con un'attenta programmazione degli itinerari, la consultazione dei bollettini meteorologicie una obiettiva consapevolezza delle proprie capacità escursionistiche e dei propri mezzi. Perché se è vero che il motore dei soccorritori alpini, accanto a una formazione selettiva, è senza dubbio la passione, è altrettanto vero che i loro interventi avvengono in condizioni spesso proibitive: zone impervie, maltempo, freddo, buio. Per garantire un servizio pubblico di alto livello mettono a repentaglio le loro vite: pensiamoci ogni volta che ci avventuriamo in #montagna.