“Chemioterapia”. Indubbiamente parola dotata di una carica drammatica enorme, è tristemente stata chiamata in causa dalla cronaca recente in relazione a tre giovani donne che hanno consapevolmente e legittimamente deciso di non seguire le indicazioni della “medicina tradizionale”, scientificamente provata, e di affidarsi invece ad altro tipo di cure, solitamente definite “alternative”, senza riuscire a sconfiggere la terribile malattia.

Il Metodo Gerson

Giovedì 8 settembre è scomparsa la maestra elementare Giuditta di Matteo, cagliaritana di 49 anni, affetta ormai da molti anni da cancro alle ghiandole linfatiche.

Si era rivolta alla medicina ufficiale nel 2002, momento in cui le era stata appunto presentata l’infausta diagnosi, e per un certo periodo aveva seguito il percorso canonico di cura, senza però ottenere i risultati sperati.

Quando il tumore aveva cominciato ad estendersi, attaccando anche bronchi e polmoni, l’insegnante aveva declinato l’opzione chemioterapica e si era dedicata ad un altro trattamento, quello strutturato dal medico tedesco Max Gerson (Wongrowitz 1881 – New York 1959). Fulcro del metodo presentato nel 1945 è l’assunto che la neoplasia maligna sia originata da uno scompenso metabolico, soprattutto nel rapporto tra sodio e potassio, e che quindi la cura debba concentrarsi sull’aspetto alimentare: nella pratica, una dieta ricca di potassio e povera di sodio e grassi, sostanzialmente vegetariana, integrata con minerali, vitamine e preparati a base di fegato, cui va accompagnata la somministrazione di clisteri di caffè, vista la proprietà della caffeina di incrementare la produzione di bile e quindi, per lo scienziato, di intensificare il processo di espulsione delle tossine.

L’American Medical Association tuttavia aveva già tacciato il metodo Gerson di inattendibilità sperimentale e scientifica nel 1949, e di fronte alla recidività del medico nel difendere le proprie tesi nel 1968 la Medical Society della Contea di New York l’aveva sospeso dalla pratica medica. Ancora oggi, questo tipo di trattamento è considerato illegale negli Stati Uniti.

Purtroppo, tardivo per i medici cagliaritani il ripensamento di Giuditta Di Matteo dell’ultimo periodo e la scelta di intraprendere la chemioterapia.

Il Metodo Hamer

Ad un altro tipo di cura alternativa si erano invece rivolte Alessandra Tosi, 34enne di Rimini colpita da cancro al seno, ed Eleonora Bottaro, padovana di soli 18 anni, affetta da leucemia, scomparse rispettivamente il 3 settembre e il 29 agosto.

Il metodo Hamer, teorizzato dalmedico tedesco non più abilitato Ryke Geerd Hamer (Mettmann 1935), non più abilitato alla professione e, nel corso dei decenni, indagato arrestato e processato in diversi Paesi per cattiva pratica medica, esercizio abusivo della professione medica e frode, rintraccia l’origine del cancro in un trauma psicologico o in un conflitto interiore non risolto (ad esempio il tumore al seno destro sarebbe dovuto ad un cattivo rapporto madre-figlio). Le cure escludono quindi l’utilizzo della chemioterapia, e si concentrano più sull’aspetto interiore del paziente, il cui corpo potrà ritrovare la Salute solo dopo che la mente avrà ritrovato il proprio equilibrio.

«Spesso il rifiuto della cura tradizionale si basa sulla paura della chemioterapia.

Bisogna ammettere che qualche tempo fa la filosofia dell’oncologia si basava sul concetto dell’alto dosaggio, con tutte le conseguenze del caso. È però ormai tecnica affinata da decenni, e i risvolti negativi sono certo pesanti, ma molto meno che in precedenza: non stigmatizziamo il miglior trattamento esistente come devastante e palliativo per moribondi, quando in sempre più casi salva davvero la vita dei malati sconfiggendo il male» così il celebre oncologo Umberto Veronesi, rattristato dagli ultimi, drammatici fatti di cronaca legati alle cure alternative non andate a buon fine.