Il sindaco di Ussita, uno dei comuni dell’epicentro del Terremoto che ha colpito il Maceratese, per costringere i 400 abitanti del suo paese a lasciare le proprie abitazioni e trasferirsi in un luogo più sicuro, ha dovuto dichiararlo, per intero, zona rossa. Questo perché i suoi concittadini si rifiutavano di lasciare il paese nonostante fossero rimasti solo ruderi. Coraggio o incoscienza? Forse, né l’uno né l’altra: solo la disperazione di lasciare in quel luogo tutto quanto possedevano. È il caso emblematico di quasi tutti i paesi distrutti da eventi catastrofici.

Però, c’è anche chi sfida il pericolo e sceglie di convivere con la paura. Sono gli abitanti della zona rossa del Vesuvio, vulcano tra i più temuti del mondo per la sua furia distruttiva.

Infatti, di tanto in tanto qualche “buontempone” si diverte a diffondere via internet allarmi inventati o quasi. L’ultimo, nel periodo successivo al terremoto del 24 agosto, prevedeva l’eruzione del Vesuvio entro un mese. Una bufala creata alterando una dichiarazione, vecchia di tre anni, di un vulcanologo giapponese, Nakada Setsuya: “il Vesuvio erutterà”. Non c’era alcuna indicazione temporale. Si riferiva alla necessità di predisporre piani adeguati per un evento non prevedibile, se non con qualche ora di anticipo.

Più preoccupanti sono gli “Scenari e livelli di allerta per il Vesuvio” della Protezione civile nel “piano di emergenza Vesuvio”. Uno scenario infernale che prevede: la formazione di una colonna eruttiva alta diversi chilometri; la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell'immediato intorno del cratere e di ceneri e lapilli anche a diverse decine di chilometri di distanza; la formazione di flussi piroclastici (lava) che scorrerebbero lungo le pendici del vulcano per alcuni chilometri.

È lecito attendersi attività sismica prima dell’eruzione e durante le diverse fasi, con gravi danni agli edifici già appesantiti dal carico dei prodotti emessi nella prima fase dell’eruzione.

Previsioni che possono preoccupare ma non meravigliare se si considera che il Vesuvio, definito “vulcano killer”, per i suoi micidiali effetti, è tra i più temibili d’Europa.

Meraviglia, piuttosto, l’incoscienza di quanti hanno costruito case, alberghi e ristoranti poggiando le fondamenta sulla falda instabile del Vesuvio

La quiescenza successiva all’eruzione del 1944, creò l’inspiegabile convinzione che il Vesuvio fosse un vulcano spento. Ebbe inizio, allora, negli anni Cinquanta, una cementificazione incontrollata che è proseguita negli anni grazie a complicità e ripetuti condoni.

L’abusivismo non si è fermato nemmeno dopo gli ammonimenti degli scienziati che, in considerazione della follia che ha spinto a costruire fino a poche centinaia di metri dal cratere, ritengono non vi sia al mondo una località a più alto rischio vulcanico.

Ma nella zona rossa non hanno costruito solo i privati, lo hanno fatto i Comuni e lo Stato.

Un esempio per tutti: l’Ospedale del mare, una megastruttura che dovrebbe assorbire alcuni vecchi ospedali del centro storico di Napoli, è stato costruito a Ponticelli, quindi nella zona rossa.

Solo pochi giorni fa il presidente De Luca ha presentato il nuovo Piano di evacuazione del Vesuvio per quasi 700mila abitanti e 25 Comuni. Previsto l'impiego di 500 bus e 220 treni al giorno per l'evacuazione in sole 72 ore.Panico a parte, 72 ore potrebbero essere sufficienti a farlo, sono tre giorni. Ma ci saranno 72 ore di tempo.