In un anno aveva acquistato 255 gratta e vinci in preda al desiderio di diventare ricco e risolvere i propri problemi, ma le sue speranze erano state puntualmente deluse. In breve tempo quella che era solo una speranza di vincita era diventata una vera e propria dipendenza. Da qui la decisione di presentare ricorso in tribunale. L’attesissimo verdetto del giudice è arrivato pochi giorni fa e l’uomo, un 29enne di Salerno, sarà risarcito perché sui tagliandi non c’è scritto che danno dipendenza.

Un caso che ‘scommettiamo’ sarà destinato a non rimanere isolato.

Dopo la sfortuna, la Giustizia

Dove non arriva la fortuna ci pensa la giustizia, nei panni, in questo caso, di un giudice di pace del tribunale di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. La sua sentenza è immediatamente esecutiva ed ha accolto il ricorso presentato da un 29enne finito sul lastrico dopo aver speso inutilmente tremila euro per acquistare 225 biglietti di gratta e vinci, senza però riuscire a portare a casa il sospirato malloppo, che gli avrebbe fatto avere un miglioramento nella qualità della vita sua e della sua famiglia.

Questo non è accaduto, ed anzi, tra la perdita monetaria e la depressione, decide di rivolgersi alla Giustizia, che gli dà ragione. A motivare la decisione del giudice è l’articolo 7 del decreto Balduzzi del 2012 che, come spiega Luigino Bruni, economista tra i promotori del movimento contro il gioco d’azzardo: ‘fa riferimento alla mancanza di informazioni corrette nel tema dell’azzardo, nel fatto che non si è specificato, come nel caso del fumo, che l’azzardo nuoce gravemente alla salute, e che tale assenza di correttezza nel rapporto’.

Manca la scritta di avvertimento

Manca quindi la scritta di avvertimento come nei pacchetti di sigarette, che in teoria dovrebbe fa pensare per un secondo gli acquirenti e distoglierli dal gettare soldi inutilmente in un’attività che li porterà a peggiorare in salute.

Una norma pensata per proteggere le persone dalla dipendenza dal gioco, conosciuta come patologia dallo Stato fin dal 2012. Un caso, quello di Salerno, che ha già aperto la strada ad altri ricorsi, nei comuni di Nocera Inferiore, Mercato San Severino e Agropoli.