Ancora un arresto per terrorismo e propaganda jihadista a Brescia, che purtroppo si conferma una base logistica importante e un luogo di smistamento per aspiranti kamikaze integralisti; ad un anno da un'altra operazione contro alcuni integralisti, la Digos della città lombarda ha tratto in arresto il cittadino kosovaro Dibrani Gafurr, 24 anni, per propaganda di materiale online finalizzato alla jihad e all'Isis. L'operazione è stata denominata "Tut Elimi", che in turco significa "prendimi la mano", termine estrapolato da uno dei tanti video che l'uomo postava sui social.
Secondo l'accusa, Gafurr aveva iniziato ad indottrinare alla guerra santa il figlioletto di pochissimi anni. Sono state compiute diverse perquisizioni nella sua abitazione e in altre case del comune di Fiesse, e sono emersi i diversi contatti che l'uomo manteneva in chat con numerosi terroristi legati all'Isis poi arrestati nel corso del tempo, soprattutto kosovari e albanesi.
I video e il proselitismo
Tutti i soggetti in qualche modo collegati a Gafurr erano pronti al martirio, come lui stesso e come, probabilmente, intendeva insegnare al figlioletto. L'uomo faceva circolare online e sui social video e immagini violente, raffiguranti adolescenti intenti ad innescare bombe per gli "infedeli", oppure canti religiosi inneggianti alla guerra santa.
Come appunto il video "Tut Elimi", che contiene un canto con inquietanti strofe dedicate al martirio: "Prendi la mia mano per la jihad, laviamo la terra con il nostro sangue, camminiamo insieme verso il martirio per purificare e sacrificare la nostra anima". L'arresto del kosovaro è solo l'ultima di una lunga serie protrattasi per tre anni nella zona e aventi come protagonisti diversi soggetti dediti al proselitismo pro Daesh; la provincia di Brescia sembra quindi essere un terreno particolarmente fertile per l'ideologia terroristica.
L'ultima operazione, avvenuta l'anno scorso, è stata quella "Van Damme" che aveva fatto scattare le manette ai polsi di quattro kosovari accusati di apologia della guerra santa e aventi contatti con diversi terroristi che operavano in Siria. Tra le diverse minacce che lanciavano online, ce ne era una anche contro Papa Francesco, da loro definito "l'ultimo Papa".