Tutti ricorderanno il caso di Chiara, la dodicenne di Pordenone che tentò il suicidio lanciandosi dal secondo piano. Lasciò un messaggio: “ora sarete contenti”, rivolto ai compagni di classe che gli avevano reso impossibile la vita, deridendola e umiliandola. La storia ebbe un lieto fine e la bambina si salvò grazie ad una tapparella che ne attutì il colpo. Ma è raro che questi episodi abbiano un lieto fine. Carolina, Amanda, Andrea sono i nomi di alcuni degli adolescenti che non hanno avuto la sorte di Chiara e sono morti tragicamente.

Bullismo deriva dall’inglese “bullying”.

Indica il rapporto tra il persecutore e la sua vittima. L’ultima rilevazione Istat non lascia dubbi sulla gravità del fenomeno. Nel 2014, quasi il 20 percento degli adolescenti, è stato vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce, insulti, derisione per l’aspetto fisico o comportamenti, emarginazione per le proprie opinioni, aggressioni con botte, calci e pugni.

Bullismo e crudeltà del branco

Un cancro difficile da estirpare. I pregiudizi e la crudeltà del “branco” non si possono cancellare con una legge. Però, è possibile imporre delle regole che rendano più difficili queste pratiche dagli effetti imprevedibili.

È quello che ha fatto il Garante con un vademecum destinato alle comunità scolastiche: “La Scuola a prova di privacy”.

Una guida che affronta tutti i problemi relativi alla salvaguardia della riservatezza e alle regole da seguire. Un’analisi e una regolamentazione delle procedure adeguate alle varie occasioni. Quindi il trattamento dei dati sensibili, il percorso scolastico dello studente, la pubblicazione online, la video sorveglianza e, in particolare, lo spazio dedicato al cyberbullismo.

Il garante prende atto dell’uso, ormai, ossessivo di smartphone, tablet e altri apparecchi simili. I giovani sono i principali detentori della tecnologia necessaria per usufruire di ogni possibilità offerta da questi mezzi, compresa la connessione a internet. Un utile strumento se il ragazzo ha la maturità necessaria per rendersi conto delle conseguenze che possono derivare dalla pubblicazione, in rete, di post o episodi che possono generare una reazione a catena dalle conseguenze tragiche.

Un esempio recente è il suicidio di Tiziana Cantone.

La violenza psicologica del cyberbullismo

Cyberbullismo, sexting o situazioni simili, non comportano violenza fisica ma possono risultare più devastanti sulla vita e sull’autostima della vittima, spesso una ragazza. I contenuti sono quasi sempre a sfondo sessuale e non sempre il bullo si preoccupa di rimanere anonimo.

Uno degli aspetti più preoccupanti del cyberbullismo è quello spazio-temporale. Il cyberbullo non è costretto a limitare la sua prepotenza all’ambito territoriale come, ad esempio, agli orari scolastici. Può colpire in qualsiasi ora del giorno o della notte.

Il Garante ha messo in chiaro alcuni punti essenziali che devono essere rispettati da tutti i membri di una comunità scolastica.

In primo luogo che è vietato diffondere o comunicare dati o immagini relative ad altre persone senza averne ottenuto un esplicito consenso.

Durante un evento organizzato dalla scuola, è possibile riprendere o fotografare ma solo per i familiari. Non è consentito, però, pubblicarne i contenuti su internet. La guida completa si può scaricare sul sito garanteprivacy.it.