Durante una conferenza stampa ad Ankara, il Presidente turco Erdogan ha lanciato accuse pesanti ed infamanti alla coalizione internazionale impegnata nella lotta al terrorismo internazionale, e agli Stati Uniti in particolare: secondo il leader turco, i ribelli aiutati con finanziamenti ed armi sarebbero, in realtà, terroristi che cercano di lasciare le zone di guerra.

"Le armi mandate dagli Stati Uniti in Siria sono finite nelle mani dello Stato islamico" ha detto Erdogan, il quale ha ribadito che le forze armate turche sono le uniche che stanno davvero aiutando il popolo siriano a mettersi in salvo dalle violenze degli uomini in nero del sedicente Stato islamico.

La reazione di Washington

Il governo di Washington ha prontamente risposto, rispedendo le accuse al mittente, e ricordando ad Erdogan i suoi bombardamenti indiscriminati sulle postazioni dei curdi, e il suo mancato rispetto dei diritti umani nei confronti degli arrestati dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso.

Dal Pentagono fanno sapere che in più di un'occasione sono stati proprio i turchi a chiedere aiuto alla coalizione internazionale nelle lunghe e difficili battaglie contro i miliziani jihadisti, soprattutto per la liberazione della cittadina di Al Bab, in cui la resistenza islamista era molto forte ed organizzata.

Nuove relazioni fra Turchia e Russia

Negli ultimi mesi, intanto, Turchia e Russia si sono riavvicinate, nonostante rimangano ancora alcune divergenze di opinioni, e i due Paesi si stanno presentando agli occhi del mondo come gli artefici di un possibile piano per una soluzione diplomatica del conflitto siriano.

I numerosi incontri tra Erdogan e Putin per negoziare un piano di fuga per i civili ancora intrappolati ad Aleppo, si sono dimostrati alla fine abbastanza efficaci e, nonostante le numerose e violente violazioni della tregua, sono migliaia le persone che sono riuscite a lasciare la città assediata dopo cinque anni ininterrotti di guerra.

Viste le critiche dell'Alleanza Atlantica, e in particolare degli Stati Uniti al comportamento dei turchi nei confronti dei responsabili del fallito golpe di luglio, i rapporti con gli alleati occidentali si sono parecchio raffreddati, e la Turchia ha cominciato a guardare con sempre maggiore interesse a Mosca.

Il disastro umanitario

A pagare il prezzo più alto sono, come in ogni guerra, i civili siriani, soprattutto donne e bambini, che sin dall'inizio del conflitto vivono in condizioni disastrose, senza cibo, acqua potabile, elettricità e medicinali, costretti in campi profughi insicuri, malsani e sovraffollati.

La sorte della popolazione siriana è appesa a un filo sottile, che rischia di spezzarsi da un momento all'altro: da una parte ci sono gli attentati del sedicente Stato islamico e bambini costretti a diventare scudi umani per coprire la fuga dei jihadisti; e dall'altra ci sono le bombe che cadono incessantemente sulle città, ormai ridotte a cumuli di macerie.