Pasquale Scotti, detto “Pasqualino ‘O collier”, ex braccio destro di Raffaele Cutolo, padrino della Nuova camorra Organizzata, è un testimone affidabile. Lo hanno stabilito i Pm dell’Anticamorra di Napoli, convinti che questa volta la sua collaborazione sia confortata da riscontri oggettivi. Una considerazione che permetterà a Scotti di ottenere lo status di pentito di camorra e di entrare in un piano di protezione testimoni.

Per ottenere questo risultato l’ex camorrista ha dovuto guadagnarsi la fiducia della magistratura ingannata, in precedenza, da un suo parziale pentimento.

Successe dopo la sua cattura, nel dicembre 1983, quando i Pm appresero con entusiasmo della sua scelta di collaborare con la giustizia. Poteva permettere di far luce su un periodo, non solo di sanguinosi scontri tra clan rivali ma anche su intrecci oscuri di servizi deviati, Politica e finanza.

Pentito nel ’93, evase e sparì per 31 anni

La sua collaborazione non fu del tutto inutile e permise di arrestare camorristi di spicco, loro complici e affiliati di clan rivali. Tuttavia, sfruttò questa sua condizione per evadere dall’ospedale di Caserta, dove si era fatto ricoverare per una ferita alla mano. Ferita che non gli impedì di segare le sbarre, calarsi con una corda di sei metri, saltare sul piano stradale e raggiungere i complici che lo aspettavano.

Aveva 27 anni e, nonostante la rapidità con cui scattarono le ricerche e le ingenti forze dispiegate sul territorio, hanno richiesto 31 anni per riacciuffarlo.

Oggi i magistrati, sono convinti della sua piena collaborazione e centinaia di pagine con le sue testimonianze stanno trovando precisi riscontri. Anche dallo stesso Cutolo, incontrato dai Pm.

Scotti non era solo il capo del gruppo di fuoco, al quale venivano attribuiti ben quaranta delitti, ma il vice Cutolo, un potenziale capoclan. E lo dimostrò nel 1983 quando, dopo il trasferimento di Cutolo all’Asinara, cercò di rimettere insieme i pezzi della Nco. Non vi riuscì perché il 17 dicembre dello stesso anno fu accerchiato nella sua roccaforte di Caivano e arrestato.

La latitanza e il nuovo arresto

Poi la rocambolesca fuga dall’ospedale di Caserta e infine, 31 anni di latitanza conclusi a maggio 2015, all’età di 57 anni, quando è stato arrestato a Recife in Brasile. Era ricercato dalle polizie di mezzo mondo come uno dei più pericolosi latitanti internazionali.

Era detto “l’ingegnere” ma si era guadagnato l’appellativo di “Pasqualino ’o collier” per aver regalato brillanti da cinquanta milioni a Immacolata Jacone, giovane moglie di Raffaele Cutolo.

Fu ritenuto il mandante dell’omicidio di una ballerina legata a Vincenzo Casillo, detto ’o nirone, esponente di primo piano della Nuova Famiglia il clan rivale della Nco, con il quale era in corso una guerra spietata.

Casillo, secondo le rivelazioni del pentito Galasso, a sua volta, sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio del “banchiere di DioRoberto Calvi, reo di essersi appropriato del denaro di Pippo Calò, ritenuto il cassiere della mafia. Ma non solo.

Il banchiere fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati neri a Londra e si sostenne per anni che si fosse suicidato. La magistratura britannica e poi quella italiana accertarono che fu ucciso, forse perché aveva cominciato a fare nomi. Proprio quei nomi che vorrebbero conoscere i Pm napoletani oggi, ma non sarà facile. Infatti, come sostenne, all’epoca, Francesco Di Carlo detto “Frankie lo strangolatore”, mafioso indicato nel 1991 come maggior indiziato per l’omicidio del banchiere: “I veri killer di Roberto Calvi non verranno mai puniti perché sono protetti dallo stato italiano, da membri della loggia massonica P2″.