“Per fermare il fenomeno delle spose bambine occorre innanzitutto creare consapevolezza” è Saja Michael program manager per i diritti di genere della Ong Abaad a dirlo. La piccola, ma agguerrita associazione, con sede a Beirut, fondata nel 2011, sin dalla sua nascita si batte per i diritti delle donne promuovendo diversi progetti. Fra questi, uno dei più importanti, è quello degli shelter, ovvero appartamenti top secret per le donne che fuggono dalle violenze domestiche e dagli abusi. “Sono molto giovani, hanno anche 14 anni, e noi le aiutiamo in un percorso di riabilitazione psicologico, oltre che fornire assistenza clinica” spiega Saja.
Ma oltre a programmi di protezione, l’associazione svolge anche attività di prevenzione, non solo con le giovani donne, ma anche con i loro genitori: “E’ la famiglia a spingere la propria figlia verso il matrimonio, quindi le nostre attività sono rivolte anche a loro” conclude Saja.
Spose bambine: la reazione della società
Il problema tuttavia è radicato nella società. Far capire quali siano le conseguenze dei matrimoni precoci all’intera comunità non è semplice. Spesso agli incontri organizzati dalle molte Ong che si battono per contrastare il fenomeno partecipano solo donne. Gli uomini, con i quali sarebbe davvero importante parlare per risolvere il problema, non si presentano. “Piccoli passi sono certamente stati fatti” dice ancora Saja “Ma per ottenere risultati migliori bisogna continuare costantemente con iniziative di sensibilizzazione verso la società in modo che tutti si prendano un pezzetto di responsabilità”