Lo scandalo dell'ospedale di Nola, scoppiato con la diffusione di immagini che ritraevano pazienti curati a terra dai medici, continua a far discutere. Dopo le parole del ministro della salute Beatrice Lorenzin, a pronunciarsi è Raffaele cantone, nel corso di un convegno sulla corruzione nella sanità svoltosi a Napoli: "I medici dell'ospedale di Nola che hanno fatto stendere a terra sulle coperte le persone per soccorrerle hanno fatto bene e vanno premiati, non sanzionati".

Il presidente dell'autorità nazionale anticorruzione parla di "oggettive responsabilità di gestione" e difende il personale medico, che è stato in grado di garantire un servizio necessario ai pazienti nonostante le difficoltà strutturali e organizzative.

Parole chiare e precise, che assumono ancor più valore in seguito alla decisione della Asl Napoli 3 Sud di sospendere il direttore sanitario e i primari di pronto soccorso e medicina d'urgenza dell'ospedale di Nola.

La parola ai medici: "Tristezza e sgomento"

Non si sono fatte attendere le repliche dei medici della struttura, dopo il provvedimento di sospensione adottato dalla Asl. Pietro Di Cicco, stimato medico a Nola da quasi vent' anni, ha difeso i suoi colleghi e descritto la situazione nella quale spesso si trovano ad operare, con 17 medici in pronto soccorso per una media di 160 accessi al giorno, ma che nei giorni di maggiore affluenza possono arrivare a 300. Secondo Di Cicco, le difficoltà non sono date solo dalla carenza di barelle o di posti letto, ma dalla mancanza di un'efficiente organizzazione di rete sul territorio.

La situazione di Nola, infatti, è la stessa di molte altre strutture ospedaliere del sud Italia, sulle quali, almeno per il momento, non c'è ancora stata una simile attenzione mediatica. La speranza è che, dati il picco influenzale e la psicosi legata ai casi di meningite dell'ultimo periodo, il governo si impegni ad intervenire seriamente sulla sanità pubblica, senza dover aspettare di vedere sul web altre immagini come quelle che in questi giorni continuano a indignare i cittadini italiani.