E’ risaputo che di cose strane il web è pieno, soprattutto dopo la nascita delle reti sociali. Infatti molte sono le foto, i video, ma anche semplici pensieri o affermazioni che in pochissimo tempo possono diventare virali raggiungendo migliaia di persone. La cosa si semplifica ulteriormente se ad essere fotografato è qualcosa al di fuori dall’ordinario come un alieno o una presunta creatura demoniaca. E’ quanto successo in Arizona. L’utente Richard Chistianson ha infatti postato un’immagine di quella che sembra essere una creatura demoniaca. Inutile dire che l’immagine ha raggiunto in poco tempo migliaia di persone, oltre 100.000 per la precisione, e molte sono state le teorie a riguardo.
“Cosa diavolo è questa cosa visibile nella foto? Qualcuno mi aiuti”, ha chiesto l’utente sul social network.
Il parere degli internauti
Come è possibile immaginare, la rete ha espresso, anche in maniera molto accesa, il suo parere. “Quello che si vede nella foto è un demone, e questo è il segno di un qualcosa che sta seminando cattiverie intorno a noi, è un segno della fine dei tempi”, ha affermato un utente. Un altro utente ha invece suggerito che potrebbe trattarsi di qualcosa molto più terrestre e di questo mondo: “Richard, è una maledetta palma, hai provato a diventare famoso ma non ha funzionato”. Tra le molteplici teorie, c’è anche chi ha suggerito possa trattarsi del fantomatico uomo falena.
La leggenda dell'Uomo Falena
Le prima apparizioni di Mothman (dal suo nome inglese) risalgono al novembre del 1966, quando fu avvistato più volte nel West Virginia. I testimoni hanno descritto la creatura come un umanoide alato dagli occhi rossi, alto circa 3 metri. Da questo momento in poi ci furono molti avvistamenti di questa strana creatura, spesso collegati a catastrofi.
Non è chiaro cosa abbia immortalato l’utente Richard Chistianson, ma è sicuramente riuscito a richiamare l’attenzione di migliaia di utenti in tutto il mondo. Che si tratti di un effetto ottico, una burla o qualcos’altro per il momento il mistero resta irrisolto.
