Dopo gli scontri tra i dimostranti del collettivo Cua e la polizia, si valutano i danni alle strutture. La direttrice della biblioteca di discipline umanistiche, in via Zamboni 36, luogo dove si sono concentrate le proteste è disperata. "Un colpo al cuore", afferma, dopo aver fronteggiato per giorni la protesta scatenata contro i tornelli identificativi installati all'ingresso della biblioteca universitaria. Ha riferito di aver provato attimi di terrore puro ed ancora adesso l'ansia non si placa.

Il giorno dopo

La biblioteca è devastata, i danni sono ingenti: solo l'apparato antitaccheggio, completamente distrutto, costa 20mila euro; il personale, sconvolto, è impossibilitato a lavorare in attesa che la biblioteca sia di nuovo operativa.

Lo scenario che si presenta è quello di un post sommossa: sedie rotte ed accatastate, piante sradicate, tavoli sbattuti a terra e libri dappertutto. L'intervento della polizia antisommossa, chiamata dal rettorato, è stato definito violento ed assurdo da alcuni studenti universitari di Bologna. Ma anche la protesta stessa non ha suscitato le simpatie della popolazione, in quanto scatenata da motivazioni futili come il rifiuto di tornelli e badge, visti come dispositivi di controllo sociale. Controlli che, purtroppo, visti i tempi, forse sono necessari per contrastare l'insicurezza sociale e gli atti terroristici.

Altre proteste in programma

I collettivi annunciano nuove mobilitazioni in tutte le università d'Italia, come gesto di solidarietà per gli studenti di Bologna.

Inoltre chiedono di poter rientrare nella biblioteca per sistemarla. Le biblioteche sono un bene prezioso, patrimonio della collettività e culla del sapere, è uno scempio ed una perdita per tutti quando una di esse viene distrutta. Sembra quasi una similitudine azzardata, ma in passato quando si è voluto annientare un popolo o la sua memoria, o cercare di mantenere il popolo nell'ignoranza, si è pensato bene di distruggere le culle del sapere, come hanno fatto con la biblioteca di Alessandria, l'Inquisizione con la caccia ai libri e più tardi il Nazismo con il rogo della cultura.