Oltre 1,5 milioni di euro sono stati sequestrati preventivamente ad una società della zona industriale di Siracusa. Si tratta di una azienda specializzata in meccanica generale a supporto degli impianti del polo petrolchimico che si stende tra Priolo ed Augusta. Un provvedimento preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente delle somme che sarebbero state sottratte al Fisco. Nel dettaglio 1.528.928,70 euro.
A disporre il provvedimento è stato il gip del Tribunale di Siracusa, Carmen Scapellato, che ha accolto la richiesta della Procura.
Bloccati 6 conti correnti bancari, una auto nella disponibilità aziendale e alcune quote di proprietà di 2 fabbricati e di un box. L'amministrato delegato della società è stato segnalato all'autorità giudiziaria.
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Siracusa hanno permesso di raccogliere elementi di prova che vengono definiti "importanti". Secondo l'accusa, sarebbe stato fatto un uso sistematico di fatture emesse per operazioni in realtà rivelatesi inesistenti in un meccanismo che puntava ad eludere in particolare il versamento dell'Iva.
Le indagini sono state dirette dal sostituto procuratore Salvatore Grillo. Ad insospettire gli investigatori siracusani sono stati i "numeri" emersi al termine di un verifica fiscale, completata ad ottobre dello scorso anno, e conclusa con la denuncia del rappresentante legale della società per le violazioni di cui agli artt.
2 e 10 del decreto legislativo 74 del 2000. Vale a dire utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e per aver omesso il versamento dell'imposta sui valori aggiunti.
I finanziari di Siracusa hanno passato al setaccio cifre e numeri, attingendo alle banche dati fiscali per verificare pagamenti e movimenti vari. Una attenta attività di intelligence economica che ha permesso di indirizzare i controlli verso determinate operazioni fatturate con ogni probabilità, sospettano gli investigatori, per "distogliere" somme dovute come pagamento di imposte, l'Iva in particolare.