L'autore dell'assassinio di Ana Maria Stativa ha confessato il suo crimine durante l'interrogatorio nella questura di Bologna. L'uomo era stato trattenuto dalle forze dell'ordine perchè sospettato di aver ucciso la 30enne prostituta di origini romene. La vittima è deceduta per un colpo alla testa ieri pomeriggio, nella sua dimora in via Varthema, nella zona Murri di Bologna. L'assassino si chiama Francesco Serra, ha 55 anni, e frequentava come cliente abituale la donna. Si era innamorato di lei e quando la donna gli ha rivelato che stava per ripartire per la Romania, il suo paese natale, per festeggiare con la famiglia le vacanze di Pasqua, si è opposto alla sua decisione.
Forse tra le cause del delitto ci sono anche problemi di natura economica per cui le indagini stanno cercando altri possibili scenari. L'uomo è stato ascoltato dagli investigatori della squadra mobile con a capo Luca Armeni e dal pubblico ministero Cerondopo dopo aver chiamato il suo avvocato che l'ha assistito. Durante l'interrogatorio ha ammesso il delitto ed ha fornito i dettagli utili al ritrovamento dell'arma usata per l'omicidio. L'arma è di tipo veterinario, ovvero una pistola di piccole dimensioni utilizzata per uccidere i maiali. Serra ha spiegato di aver ucciso perché non voleva che la donna partisse poiché temeva che non tornasse più a Bologna ed ora è in arresto per l'accusa di omicidio premeditato aggravato.
Il corpo della ragazza era stato rinvenuto dal fidanzato che aveva chiamato subito i soccorsi e la polizia: all'inizio si era sospettato di lui ma il suo alibi di ferro l'aveva scagionato.
Un'ossessione omicida
La giovane rumena è stata uccisa dal suo cliente più assiduo: Serra, infatti, si recava da lei ogni sabato mattina da molti mesi.
L'uomo aveva pianificato tutto ed aveva cancellato tutte le sue tracce dall'appartamento della donna ed è solo controllando il telefonino della vittima che le indagini hanno portato alla sua cattura. Durante il suo arresto nella stazione degli autobus di Vergato gli è stato trovato addosso anche il secondo telefonino della Stativa, ancora sporco del sangue della ragazza.