La mattina del 9 maggio 1997 quando Marta Russo, studentessa di legge, fu raggiunta alla testa e uccisa da un proiettile mentre camminava con un'amica in uno dei vialetti dell'università La Sapienza di Roma, sua madre ebbe una strana premonizione.

A raccontarlo è proprio la mamma della ragazza, Aureliana Iacoboni, nel libro "Marta Russo: vent'anni senza di te", scritto dall'altra figlia Tiziana. Per l'omicidio della studentessa romana sono stati condannati dalla Cassazione l'allora assistente universitario Giovanni Scattone, per omicidio colposo, e il ricercatore Salvatore Ferraro per favoreggiamento.

Marta Russo, il libro memoriale della sorella Tiziana

Un libro sulla vita e sulla morte di Marta Russo: a scriverlo è stata a 20 anni da quel tragico fatto, la sorella Tiziana. L'intento è di rompere il silenzio per opporsi a chi, malgrado i tre gradi di giudizio, porta ancora avanti la tesi degli innocentisti che "in modo spregiudicato continuano a difendere due condannati".

E poi c'è il bisogno di liberare le emozioni, restituire a Marta "tutta l'umanità che nel corso degli anni le è stata tolta", come scrive Tiziana, far vivere i ricordi. Anche quelli di mamma Aureliana che ha sempre in mente la terribile giornata. Rientrata in casa con le buste della spesa, le lasciò a terra e si mise a coccolare il gatto come in cerca di conforto per un lutto imminente, un gesto per lei insolito.

Poco dopo ricevette la telefonata dal Policlinico Umberto I in cui le fu detto che la figlia era stata ricoverata per un malore. Il libro è al momento disponibile in formato ebook a un euro mentre il volume cartaceo è in fase di ultimazione e verrà pubblicato nei prossimi mesi.

Primo caso di donazione organi

C'è una donna che da 20 anni vive grazie al cuore di Marta Russo.

In tempi in cui la donazione degli organi non era conosciuta né regolamentata in Italia, che era il paese fanalino di coda in Europa - la legge è arrivata solo nel 1999 - la famiglia Russo autorizzò subito l'espianto degli organi, rispettando così il desiderio che la ragazza aveva espresso sin da giovanissima. Da allora, i familiari e l'associazione Marta Russo non hanno mai smesso di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'argomento.

Omicidio Marta Russo, un caso di cronaca nera controverso

Il caso Marta Russo, il "delitto della Sapienza", dopo 20 anni, resta uno tra i più controversi casi di Cronaca Nera italiana, capace di suscitare ancora dibattiti tra il fronte degli innocentisti e quello dei colpevolisti.

Era il 9 maggio del 1997 quando un colpo di pistola partì da una finestra degli edifici universitari. Un proiettile calibro 22 spezzò la vita di Marta. L'arma del delitto non è mai stata ritrovata. Ci sono state due condanne definitive: per omicidio colposo nei confronti dell'allora assistente di Filosofia del diritto, Giovanni Scattone, che secondo i giudici avrebbe materialmente esploso il colpo fatale, e per favoreggiamento nei confronti del ricercatore Salvatore Ferraro.

Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti.

Il clamore mediatico è stato amplificato dal luogo in cui avvenne il delitto, la città universitaria di Roma; dal profilo degli accusati e poi condannati, due giovani ricercatori; dalla complessità della vicenda giudiziaria, a colpi di testimonianze controverse e ritrattazioni, ma soprattutto dalla difficoltà di individuare un movente tra l'ipotesi di uno sparo accidentale, quella dello scambio di persona e la teorizzazione del delitto perfetto.