Ci troviamo davanti ad una storia che ha dell'incredibile, perché vede l'esclusione di un bambino da un'esperienza formativa interessante e sacrosanta per una motivazione che, con un po' di forza di volontà, avrebbe potuto non rappresentare un reale impedimento. Nel mese di maggio, gran parte delle scolaresche si reca in gita per uno o più giorni, ma in questo caso particolare, a Savona, un bambino non ha potuto farlo. Il motivo è tanto semplice, quanto sconcertante: secondo le insegnanti, il piccolo, che ha una disabilità psicomotoria, si stanca molto facilmente e quindi sarebbe stato troppo complicato gestirlo nel corso di un'intera giornata fuori.

Il padre, a questo punto, ha scelto di ritirarlo dall'istituto, perché ritiene di non aver ricevuto solo un consiglio sul non mandarlo, bensì una sorta di intimazione e logicamente non ritiene giusto che suo figlio, che peraltro ha un'insegnante di sostegno e degli educatori che lo supportano, non possa prendere parte ad ogni attività e inoltre pensa che, per andare incontro alle esigenze di tutti, la scuola avrebbe potuto optare per una meta più vicina e, di conseguenza, per una gita più breve. L'unica alternativa che gli era stata prospettata, infatti, era di portare comunque il bambino a scuola, dove ci sarebbe stata una maestra pronta a dedicarsi a lui, ma chiaramente questo gli avrebbe fatto passare la mattinata in solitudine, isolandolo totalmente rispetto al resto dei compagni.

La replica della dirigenza scolastica

Dal canto suo, la scuola ha affermato di non aver in alcun modo voluto escludere l'allievo dalla gita. La preside Silvana Zanchi, infatti, sostiene che le maestre si siano soltanto limitate a mettere in chiaro ai familiari le difficoltà che il piccolo avrebbe potuto incontrare stando via tutto il giorno, per capire se i genitori ritenessero l'esperienza fattibile per lui.

Insomma, l'istituto parla di un semplice confronto richiesto per arrivare alla soluzione migliore possibile. Il padre, però, non è ovviamente dello stesso avviso e su Facebook ha pubblicato un post nel quale ha denunciato la situazione, ottenendo il sostegno degli amici ma, almeno per il momento, non quello dei genitori dei compagni del figlio, il che lo addolora fortemente. Il bambino per il momento resterà a casa e l'anno prossimo frequenterà un'altra scuola nella sua provincia, più lontana ma, auspicabilmente, anche più propensa all'inclusività.