Forse il più ingrato e disonorato, tra i morti di Mafia, in quanto proveniente da una famiglia mafiosa. Colpevole di avere pestato i piedi, inopportunamente, non soltanto alla propria famiglia, causando un gran disonore, ma perfino a Gaetano Badalamenti. Quest'ultimo, soprannominato Don Tano, capo della cosca mafiosa locale legata a Cosa Nostra, abitava ad appena Cento passi dall'abitazione di Peppino Impastato a Cinisi, in provincia di Palermo. Una serie di sfortunate circostanze come questa, nonché l'avere intrapreso una lotta risoluta e ragionata nei confronti della Mafia e della persona di Badalamenti, attraverso il canale di Radioaut, ne decretarono la condanna a morte.
Oggi 9 maggio 2017 ricorrono ventinove anni dall'uccisione di Peppino, legato sulle rotaie, imbottito di tritolo e fatto saltare in aria, nel maldestro e neanche troppo velato tentativo di simulare un suicidio. Un brivido corre lungo la schiena, per una morte tanto atroce, compiutasi la stessa notte del ritrovamento del corpo dell'Onorevole Aldo Moro, a Roma. Per questa ragione, all'epoca dei fatti, la morte di Peppino passò quasi in sordina: si vorrebbe mettere la morte di un ragazzo di provincia, a paragone con il ritrovamento del corpo di Moro?
Intanto, a distanza di ventinove anni, Peppino è vivo più che mai, più di prima. Non certamente, come vorrebbero molti, nella celebre canzone dei Modena City Ramblers.
L'esercizio della memoria nei confronti di chi muore può essere molto doloroso: al punto da indurre a mettere da parte ogni ricordo. Tale memoria, tuttavia, sa diventare fonte di vita, nel momento in cui ci si scopre in grado di compiere cose che mai si sarebbe immaginato di poter fare, solo in nome del ricordo di qualcuno.
A Palermo spesso non v'è un adeguato e tangibile esercizio della memoria, dipende da chi e da che cosa bisogna ricordare. E anche da ciò che i canali ufficiali dell'informazione cittadina veicolano e stimolano a ricordare. Tuttavia se in questa città, a distanza di 29 anni, si lotta per l'emancipazione dalla Mafia, sia che questo termine faccia riferimento all'Organizzazione mafiosa in sé, sia che faccia riferimento ad ogni atteggiamento volto a ledere la libertà del buon cittadino, non può che riconoscersi l'impronta di Peppino Impastato. Uno dei pochi ad avere disonorato la famiglia, " 'a famigghia", così si dice in palermitano, per contribuire al vero bene di questo Paese.