Correva l'estate del 2015 quando una delegazione di casapound insieme ai residenti del quartiere Casale San Nicola di Roma si riunirono in un comitato per evitare l'apertura di un centro d'accoglienza profughi nel comprensorio. Il prefetto di Roma, Gabrielli, individuò una struttura nel quartiere disponibile all'accoglienza di decine se non centinaia di immigrati appena sbarcati sulle coste italiane. La protesta durò diversi mesi prima di arrivare al suo epilogo il 17 luglio, quando effettivamente arrivarono i pullman con i "migranti" a bordo.
Cosa è successo quella mattina di luglio
Gli immigrati, al termine degli scontri, sono stati alloggiati nella ex scuola Socrate, divenuta con il tempo un casale agricolo, molto distante e isolata dalla città. E il problema è proprio questo, in quanto di notte, come lamentato da molti residenti, la zona rimane buia e nelle vicinanze ci sono solo ville che potrebbero diventare un bersaglio semplice per qualche malintenzionato ospite del centro. Tornando ai fatti di quella giornata erano presenti sul posto residenti e militanti di Casapound, tra le file dei residenti c'erano donne in gravidanza, bambini e anche disabili.
Gli scontri sono incominciati quando i manifestanti hanno deciso di non smobilitare il presidio, a questo punto il reparto celere ha deciso di fare una carica di alleggerimento ma, come era prevedibile, in molti sono rimasti feriti.
La determinazione dei residenti e dei militanti ha fatto si che appena un anno dopo, nel 2016, il prefetto decise di far abbandonare la struttura in quanto troppo oneroso sotto il punto di vista della sicurezza. Troppi agenti dovevano essere impiegati per "garantire il regolare espletamento del servizio di accoglienza".
Richieste pene fino a 7 anni e mezzo di reclusione
La dirigenza di Casapound parla di "caso politico" e di richieste esorbitanti da parte del Pubblico Ministero. Queste richieste, effettivamente esagerate per non esserci state gravi conseguenze, sono compatibili con reati molto più gravi come ad esempio la rapina che prevede una pena da 3 a 10 anni.
Secondo il movimento, il PM, oltre a negare le attenuanti generiche e incurante delle numerose testimonianze favorevoli dei residenti, ha prodotto una ricostruzione dei fatti tutta rivolta a dimostrare che Casapound non era presente sul posto per dare sostegno ai residenti ma, invece, per portare addirittura a compimento uno specifico attacco alle forze dell'ordine.