"Tanto poi paga papà": il ritornello che scandiva al momento in cui gli si presentava il conto al ristorante, era sempre lo stesso. Al momento di pagare, invece del bancomat o dei contanti, porgeva il passaporto ed esponeva una storia melodrammatica di figlio nordico straziato alla ricerca del padre. Kristian P., un 42 enne norvegese di bell'aspetto, curato, dai modi eleganti e l'educazione impeccabile, è diventato quest'estate l'incubo dei ristoratori del nord Italia. Mangiava, beveva, recitava a soggetto, ma soprattutto non pagava mai. Finché l'altro giorno a un ristoratore di varese, evidentemente messo in guardia da precedenti episodi analoghi, ha fatto venire la mosca al naso.

E ha fatto intervenire la polizia.

Scroccone seriale contro ristoratore

Mercoledì scorso, Kristian P., ha fatto il suo ingresso in un ristorante al centro di Varese dove ha consumato un pranzo, ma senza eccessive pretese perché il costo, compreso caffè con amazzacaffè, non sarebbe stato affatto proibitivo: circa 30 euro. Ma il distinto scandinavo, dai modi educati, il comportamento a tavola signorile, l'inglese fluente, al momento del conto, ha sfoggiato il suo repertorio: "passerà mio padre, segnate pure sul suo conto", specificando che il suo babbo è un ricco imprenditore vicentino. Il ristoratore non si è lasciato abbindolare e anzi ha chiamato la polizia. La pattuglia giunta nel locale ha provveduto a identificare l'uomo.

Quindi è stato denunciato per insolvenza fraudolenta. E, a coronamento delle misure sanzionatorie, la Questura di Varese ha emesso nei suoi confronti un foglio di via. Per due anni non potrà mettere piede nella città.

Il 'tour' dello sbafo

Il novegese aveva già "colpito" nelle scorse settimane in altre città in un vero e proprio "tour dello sbafo".

Ad esempio aveva lasciato il segno a Padova: in un ristorante, dopo aver consumato un pasto di 27,40 euro, al momento di pagare ha detto di non avere i soldi e che per averli il ristoratore avrebbero dovuto rivolgersi a suo padre. E ha raccontato, carte alla mano che certificherebbero il grado di parentela, una storia struggente: è venuto in Italia da 4 mesi proprio per cercare il caro babbo.

Ha rivelato in inglese che suo padre sarebbe un imprenditore vicentino a cui manda il conto di ristoranti e alberghi, compreso un hotel sul Canal Grande a Venezia dove ha alloggiato. Ma il presunto genitore, in realtà non ha alcuna parentela con il norvegese e, stufo, ha sbugiardato il millantatore.

Locandine segnaletiche, attenti al truffatore

Il presunto padre è l'imprenditore Sergio Prandina, 70 anni, "colpevole" di essere stato il suo datore di lavoro anni fa. La polizia ha appurato che il norvegese si spaccia per Kristian Prandina e invece si chiama Kristian Pettersen e risulta essere stato denunciato in più città per insolvenza fraudolenta. Pettersen è un designer e collaborava con l'azienda di Prandina che produce apparecchi illuminanti.

Finché, per vendicarsi del'ex datore di lavoro, ha deciso di spacciarsi per il figlio, e lasciare debiti in giro a suo nome. Ma ora l'imprenditore, stufo di questa storia che in realtà va avanti da anni, ha affisso sulle vetrine del suo showroom locandine segnaletiche con foto e dati dell'uomo per mettere in guardia tutti che è un truffatore e non paga mai il conto.