E’ fermo a sei morti e due dispersi il bilancio del nubifragio che ha colpito Livorno nella notte tra sabato e domenica, devastando l’intera città e le aree collinari circostanti. La tragedia più grave è quella che ha colpito la famiglia Ramacciotti: è sopravvissuta solo la figlia più piccola, Camilla, di due anni, salvata grazie all’eroismo del papà Simone e del nonno Roberto, aiutati da un vicino di casa, Mario Gazzerini. Il papà e il nonno non hanno poi avuto scampo nel tentativo di salvare Glenda e Filippo, la mamma e il fratellino di Camilla: il fiume di melma li ha bloccati tutti e quattro all’interno del seminterrato in cui abitavano, in via Nazario Sauro.
“Era tutto buio”, ha raccontato Mario Gazzerini, “dopo avere messo in salvo Camilla sono entrato nel seminterrato con Simone e Roberto, quando l’acqua è arrivata a 10 centimetri dal soffitto mi sono immerso e sono uscito, altrimenti sarei rimasto là sotto anche io”.
La villetta in cui abitava la famiglia si trova a poca distanza dal tratto sotterraneo del torrente Ardenza, interrato negli anni Sessanta. La pressione dell’acqua è stata tale da far esplodere un punto del rivo sotterraneo per poi abbattere il muro di cinta del cortile della villetta. Fango e melma hanno invaso tutto il pochissimi minuti, senza lasciare scampo alla famiglia Ramacciotti.
Altre due le vittime del nubifragio: Raimondo Frattali è stato travolto dalle acque esondate dal torrente Ardenza, mentre tentava di mettere al sicuro la propria auto, Roberto Vetusti è annegato in mezzo a una via in località Montenero, dove la potenza dell’acqua ha persino divelto i binari di una funicolare.
Due i dispersi, una donna di 34 anni e un uomo.
Rimpallo di responsabilità
Anche la casa del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, è stata allagata. Il sindaco si è impegnato nel coordinare i soccorsi sin dalle prime ore del mattino, e nonostante permanga lo stato di allerta arancione, diramato dalla Regione Toscana, la situazione nel corso della giornata è andata progressivamente migliorando, soprattutto per le 2.700 famiglie rimaste senza energia elettrica o senza casa.
Proprio sulla questione dell’allerta meteo si stanno sollevando alcune polemiche: secondo il sindaco Nogarin, lo stato di allerta arancione diramato dalla Regione non era proporzionato rispetto alla forza e alla gravità del nubifragio, da parte sua il responsabile della protezione civile toscana, Riccardo Gaddi, respinge queste accuse: “L’allarme arancione è comunque un indicatore di forte rischio, il livello rosso indica una maggior ampiezza del territorio coinvolto.
Una volta diramato l’allarme, è compito dei sindaci stabilire il rischio reale in base alla conoscenza dei singoli territori, delle loro caratteristiche e dei precedenti. Inoltre, tutti i comuni sono stati dotati di una App che permette di ricevere codici di allerta meteo costantemente aggiornati, 24 ore su 24”. La Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta per valutare la correttezza della gestione dell'allerta meteo, della prevenzione e poi dei soccorsi successivi il nubifragio.
Possibile una scarsa manutenzione dei corsi d’acqua
Sono in tutto quattro i corsi d’acqua esondati durante l’alluvione, non mancano polemiche anche per quanto riguarda la loro manutenzione. In passato, infatti, i diversi comitati di quartiere hanno presentato petizioni chiedendo al Comune di pulire il greto dei torrenti da erbacce, rovi e detriti, ricevendo sempre risposte negative per mancanza di fondi.
Eppure diversi abitanti della zona, soprattutto gli anziani, ricordano che ogni tre o quattro anni quei corsi d’acqua, se non vengono puliti, tracimano dai rispettivi alvei. Fatto sta che nella notte di sabato il sistema idrico e fognario di Livorno non ha retto all’impatto, i tombini si sono intasati, l’acqua ha iniziato a sgorgare da sotto le strade e ha invaso la città.