Sabato il ministro delle Antichità Khaled Alnany ha annunciato il ritrovamento di una tomba risalente al Nuovo Regno nella necropoli di Draa el-Naga, vicino Luxor. Il sepolcro appartiene a un orafo e a sua moglie ed è completo di corredo funebre e statue che hanno permesso agli storici di risalire all’identità della coppia.

Il ricco contenuto della tomba

Sebbene non in buone condizioni, la tomba presenta abbastanza elementi da poter ricostruire la Storia dei suoi occupanti. Lo scavo guidato da Mostafa Waziry ha rivelato una camera funeraria piena di gioielli, 150 ushabti (statuette incaricate di servire il defunto nella vita dopo la morte), quattro sarcofagi di legno e le statue a figura intera di un uomo e una donna.

L'uomo è stato identificato come Amenemhat, un orafo del dio Amon vissuto durante la XVIII dinastia (dal 1550 al 1292 a.C.), cioè ai tempi di Tutankhamon e Nefertiti. La donna, nonostante sia riportato il nome maschile Amenhotep, è chiaramente la padrona di casa. Il figlio, in scala ridotta, è raffigurato tra i due coniugi: una particolarità, dal momento che quella posizione era solitamente occupata dalle figlie femmine. All’interno della tomba sono stati trovati anche 50 coni funebri, 40 dei quali suggeriscono la presenza di altre sepolture nelle vicinanze di quella di Amenemhat, questa volta appartenenti a quattro funzionari.

Una difesa contro gli antichi “tomb raider”

In una seconda camera attigua alla tomba sono state rinvenute le mummie di una donna di mezza età e dei suoi due figli.

Questi corpi appartengono a un’epoca successiva, segno quindi che il sepolcro è stato riaperto, probabilmente durante la XXI dinastia.

In un periodo storico in cui lo sciacallaggio era divenuto comune, infatti, la paura verso i ladri di tombe aveva fatto nascere l’uso di nascondere sarcofagi e corredi dei propri cari in sepolture vecchie di secoli, nella speranza di sfuggire al saccheggio.

Non si trattava, per gli antichi Egizi, soltanto di preservare i beni che venivano sepolti con il defunto: se le iscrizioni poste sul sarcofago o gli oggetti magici che lo accompagnavano venivano manomessi, si credeva che il morto avrebbe potuto correre pericoli nell’aldilà, e addirittura che la sua anima sarebbe stata distrutta.

2017: un anno di scoperte archeologiche egizie

La tomba di Amenemhat e Amenhotep è solo l’ultimo di una serie di ritrovamenti fatti in Egitto negli ultimi mesi. A marzo fece molto scalpore il dissotterramento di una statua di quarzite inizialmente scambiata per una raffigurazione di Ramesse II. La scultura gigante era stata ritrovata nel sobborgo di al-Matariyah, una zona del Cairo molto frequentata che sorge nei pressi dell’antica Eliopoli. Successivi accertamenti attribuirono le fattezze della statua a Psammetico I, faraone del Periodo Tardo.

Il mese successivo, gli archeologi riesumarono diverse mummie, 10 sarcofagi di legno colorato e più di 1000 statuette funebri vicino Luxor, e una piramide nella necropoli di Dahshur. Come commenta Zahi Hawass, uno dei maggiori egittologi internazionali ed ex ministro delle Antichità: “L’egitto moderno è costruito sopra quello antico. A volte si può scavare nel proprio cortile in Aswan o Eliopoli e trovare monumenti. Finora abbiamo trovato solo il 30% dei monumenti egizi, il 70% è ancora sepolto”.

L’importanza dei ritrovamenti per l’Egitto attuale

A partire dalle proteste della primavera araba del 2011, fino ai recenti attacchi terroristici e alla perdurante instabilità politica, il Turismo in Egitto ha continuato a subire una forte crisi.

Nel 2014 l’afflusso turistico verso la valle del Nilo si era ridotto del 95%, come riporta il ministro delle Antichità. Ad aggravare la situazione ci sono i costi esorbitanti del mantenimento dei monumenti, dei siti e dei musei archeologici: “Spendevo 1,3 miliardi di sterline egizie all’anno per la costruzione di musei e il restauro dei monumenti”, dice Hawass, “Ora questi soldi non ci sono più e il ministero è in condizioni molto critiche”.

La speranza è che scoperte archeologiche come quella della tomba di Amenemhat, che sembra poter condurre ad altri ritrovamenti, riaccendano l’interesse dei turisti verso Il Cairo, Luxor e le altre città storiche che un tempo attiravano folle di visitatori da tutto il mondo.

Come dice lo stesso Khaled El-Anany: “Vogliamo che i giornali parlino dell’Egitto e che invoglino le persone a venire in Egitto”.