"Mi hanno dipinto come un mostro, ma chi mi conosce sa che non sono un uomo cattivo. Quanto è stato detto sul mio conto è falso". Si è difeso così davanti ai giudici della Corte d'Assise Valentino Talluto, il trentaduenne romano finito a processo per i reati di "epidemia dolosa" e "lesioni gravissime" perché nonostante fosse consapevole di essere positivo al virus dell'hiv ha avuto rapporti intimi non protetti con numerose partner adescate tramite il web.
Lo sfogo di Valentino
"Sono un essere umano, cosa che fino ad oggi non è stata sottolineata.
Mi hanno definito come un untore, ma io sono un giovane con cuore e sentimenti. Sono affetto dal virus dell'Hiv ma non sono diverso dagli altri. Tutto ciò che è stato detto sul mio conto è falso. Questi per me sono stati anni bruttissimi. Ed è un dolore immenso che persone che conosco abbiano la mia stessa malattia e che ritengono che sia per colpa mia". Queste le parole pronunciate da Talluto durante le dichiarazioni spontanee.
Talluto sostiene di non essersi mai nascosto, che tutte le ragazze con le quali ha avuto rapporti conoscessero il suo nome ed in molti casi i suoi amici e parenti. E sostiene che se avesse avuto la volontà di fare del male avrebbe agito in modo diverso. "Ci sono molte donne che anche se hanno avuto relazioni con me non hanno contratto il virus.
Come posso avere il potere di divulgare il virus? Anch'io sono malato e non avrei mai fatto del male a nessuno". Poi ha negato di aver rifiutato la terapia, sostenendo che non gli fosse mai stata prescritta, e che quando questa si è resa necessaria l'ha seguita. Infine ha concluso ringraziando la sua attuale compagna, e gli amici e parenti che nonostante tutto gli sono rimasti vicini.
Responsabile di 57 contagi
A Valentino Talluto,oggi ristretto nel carcere romano di Rebibbia, la magistratura contesta un totale di 57 episodi di contagio di Hiv, tra contagi avvenuti direttamente e indirettamente. L'uomo nonostante fosse consapevole di essere malato avrebbe fatto di tutto per avere rapporti non protetti con trenta diverse donne, mentre altre persone, tra cui alcuni uomini, sarebbero state contagiate dall'avere rapporti con persone da lui in precedenza contagiate.
Tra chi ha contratto il virus c'è anche un bambino nato nel 2012, e tre uomini che avrebbero preso parte a rapporti a tre in compagnia dell'uomo. Venti donne invece sono riuscite a scampare al contagio.
Il processo si tiene a porte aperte nonostante a Marzo, nel corso di una precedente udienza l'avvocato di parte civile Irma Conti, che rappresenta 17 donne, avesse avanzato la richiesta di celebrarlo a porte chiuse. Richiesta negata in quanto il presidente Evelina Canale ritiene che il procedimento in questione sia "di interesse sociale". Fu rifiutata inoltre la richiesta di rito abbreviato avanzata dagli avvocati dell'imputato.