Raccapricciante retroscena, quello che vede coinvolto un ragazzo di 16 anni che risiedeva nel mantovano e la sua fidanzatina online. Adescato da un pedofilo che si è finto una ragazza di 17 anni, è stato indotto ad abusare del fratellino di 6 anni. L’orco sotto il falso profilo di un’avvenente ragazzina, si faceva inviare foto e filmati delle violenze.

Credeva di aver trovato l’anima gemella

Conoscersi in una di quelle tante chat che la nuova generazione ‘frequenta’, oggi è normalissimo, punti di incontro virtuale dove i ragazzi si confrontano, discutono, scambiano idee e dove molte volte capita di trovare l’anima gemella, o almeno è quello che credono vista la giovane età.

Quello che è accaduto ad un ragazzo di Mantova ha dello sconcertante, per mesi ha ‘chattato’ con una sua coetanea bella, avvenente e pretenziosa. Dopo un primo periodo di comunicazione in chat, la diciassettenne chiede al baldo giovinotto una conversazione più intima e quindi di trasferirsi su WhatsApp.

Sulla nuova piattaforma le conversazioni tra i due si fanno più frequenti ed intense, dialoghi piuttosto piccanti a tal punto che comincia uno scambio di foto sessualmente esplicite. Al giovane uomo non sembra vero, pensa di aver trovato l’America, ed è talmente infatuato dalla fidanzatina virtuale che asseconda ogni suo desiderio. Il sedicenne esaudisce ogni sua richiesta compresa quella di coinvolgere il fratello di 6 anni negli atti sessuali e di inviare foto e filmati.

La giovane e vispa ragazzina era in realtà un pedofilo quarantenne.

La scoperta della polizia postale

La polizia postale aveva arrestato un 40enne nel 2016, l’accusa era di detenzione di materiale pedo-pornografico. Dagli accertamenti sul computer del quarantanne è emerso il metodo di adescamento che usava per attirare a sé i minori, numerosi falsi profili su Facebook la maggior parte con foto di belle ragazzine per attirare l’attenzione e instaurare un’amicizia con le vittime.

È proprio mentre la polizia passava al setaccio ogni file che emergeva la storia inquietante di due fratelli. Durante le indagini sul computer e sullo smartphone del pedofilo erano emerse le conversazioni e le raccapriccianti immagini degli atti sessuali. Le connessioni portavano direttamente a Mantova, la polizia riuscì a individuare l’indirizzo di una casa dove, fino a pochi mesi prima, risiedeva un 16enne trasferitosi in Gran Bretagna con tutta la famiglia.

Rintracciato il ragazzo, che ora di anni ne ha 17, la procura dei minori ha emesso un mandato di arresto che la polizia britannica ha eseguito questa estate, in questi giorni il ragazzo è stato estradato e riportato in Italia, dove dovrà rispondere dell’accusa di violenza su minore, atti sessuali con minore e divulgazione di materiale pedo-pornografico e inoltre ci sarebbe anche l’aggravante di abuso di relazioni domestiche.