La donna trovata morta a Tolentino, in provincia di Macerata, a pochi metri dal greto del fiume Chienti, sarebbe stata gettata nella scarpata, forse ancora viva. L'intento sarebbe stato di farla precipitare nel corso d'acqua in modo che scomparisse per sempre, ma la fitta vegetazione ha arrestato la corsa del corpo facendolo fermare prima. La conferma ufficiale potrà arrivare solo dalla comparazione del Dna, attesa per giovedì o venerdì, ma per gli inquirenti tutto fa pensare che quel corpo rimasto un mese tra la folta vegetazione, sia quello della pittrice scomparsa Renata Rapposelli.

Molti gli elementi che corrispondono: i pantaloni maculati sono gli stessi descritti dal figlio che la donna, da Ancona era andata a trovare a Giulianova il 9 ottobre, giorno della sua scomparsa. Una collanina con il tao, un ciondolo con la Madonnina, un orologio: la figlia avrebbe riconosciuto gli effetti personali che le sono stati mostrati in foto. E poi anche un ulteriore elemento: una placca metallica al polso che aveva anche Renata. L'ex marito intanto ha tentato il suicidio.

Il ritrovamento

Gli inquirenti lo hanno chiarito subito: la posizione del corpo era "scomposta", ovvero è stato buttato giù per il dirupo. Ma la posizione fetale in cui era la donna, farebbe pensare che fosse precipitata viva e avesse cercato di proteggersi.

A trovarla, venerdì alle 17 e 15 circa, era stato un muratore che si era incamminato su un sentiero, ha sentito un forte odore e da un mucchio di foglie si è accorto che spuntava una mano. Allora è corso alla stazione dei carabinieri di Tolentino e li ha poi portati sul posto, dove è stato trovato il corpo in avanzato stato di decomposizione.

I militari con i vigili del fuoco, calando il buio e per non inquinare la scena del crimine, hanno recuperato il corpo sabato e portato all'obitorio. Ieri sono tornati sul luogo con i metal dectector in cerca di altri oggetti, quali la borsa e il telefono di Renata, non trovati. La comparazione del Dna di Renata prelevato dalla sua casa di Ancona con quello del corpo, svelerà se è lei.

Poi si farà l'autopsia per capire quando e come sia morta. Per il volto sfigurato, in un primo momento si pensava fosse un uomo: ma il tao, una placchetta che anche la figlia ha ricordato che la mamma aveva dopo essersi lussata il polso, e una ciocca di capelli di colore chiaro sembrano elementi certi. Le forze dell'ordine hanno spiegato che in questa zona negli ultimi mesi non c'è stata nessuna scomparsa, eccetto proprio quella della pittrice che abitava ad Ancona.

Interrogativi

Ma come ci sarebbe finita "Reny" in qel posto? Se fosse stata lasciata nei paraggi di Loreto dall'ex marito, secondo il racconto del figlio Simone, come sarebbe finita a Tolentino distante 60 chilometri da Loreto e 100 da Giulianova?

E cosa sarebbe andata a fare là da sola, con problemi di deambulazione? L'ha portata qualcuno? E come? Da viva o da morta? Se, in base ai racconti di Simone, il padre Giuseppe è un uomo in difficoltà psicologica, provato dalle circostanze, con problemi forse anche cognitivi al punto che il figlio neanche gli fa lavare i piatti, possibile gli abbia permesso di mettersi al volante per portare l'ex moglie ad Ancona e tornare? Padre e figlio sono indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere.

L'ex marito tenta il suicidio

Erano separati da 8 anni, ma l'ex marito, Giuseppe Santoleri, si professava sempre più innamorato di lei. Ieri alla notizia che il cadavere ritrovato sarebbe potuto essere quello di Renata, ha ingerito farmaci ed è nuovamente finito in ospedale.

Era in casa a Giulianova e c'era anche Simone che era al telefono distratto, Ha preso tutti insieme i farmaci che gli erano stati dati al reparto di psichiatria dove era già stato dopo la scomparsa di Renata. Al pronto soccorso di Giulianvova gli hanno praticato una lavanda gastrica e ora in rianimazione ad Atri. Non accettava la scomparsa di Renata e pare si sentisse in colpa di averla lasciata a Loreto.