Il diritto, e ancor più la libertà d'informazione, sono sacrosanti e riconosciuti finanche in sede costituzionale, tra i diritti collettivi irrinunciabili; altra cosa è però il dovere di garantire un'informazione imparziale ed autorevole, con fonti veridiche e riscontri (soprattutto in materie molto complesse) apprezzabili. Quanto qui scritto in modo molto aulico e solenne sembra non corrispondere, nel campo della cronaca quanto in quello scientifico, alla trattazione fornita dal programma televisivo "Le Iene" di diversi casi d'emergenza nell'immediato passato.

Un recente episodio ha evidenziato le falle di un approccio sensazionalistico a temi molto delicati per la popolazione: in tal caso, a finire sul banco degli imputati è la giornalista Nadia Toffa, colpevole, secondo autorevoli scienziati nel campo della fisica nucleare, di aver commesso grossolani errori nel suo resoconto sull'esperimento sox, in programma nei laboratori del Gran Sasso nella primavera del 2018.

Pallavicini: servizio mistificante. L'esperimento è più che sicuro

Diverse voci (anche autorevoli in ambito giornalistico, come quella del magazine Vice) nazionali e internazionali hanno interpellato il responsabile dell'esperimento, Marco Pallavicini, per approfondire la questione. Vicedirettore del Dipartimento di Fisica presso l'Università di Genova e responsabile della Commissione Astroparticelle dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l'esperto ha provveduto a fugare i dubbi sollevati dall'inchiesta delle Iene.

Il SOX (acronimo reso in italiano come "oscillazioni di breve distanza con Borexino", rivelatore di neutrini custodito nei Laboratori del Gran Sasso) prevede l'utilizzo di un materiale radioattivo, il cerio -144, custodito in una capsula di 2,5 tonnellate alta 50 cm e spessa 19 cm in lega di tungsteno, nichel e ferro, già testata per superare prove ben più estreme rispetto a quelle standard previste per i normali apparecchi radioattivi di uso comune (quali quelli in uso negli ospedali per radioterapie ed esami clinici, che usano cobalto -60 per il proprio funzionamento): questa corazza risulta essere indistruttibile, resistente ad una temperatura di 1700° C e totalmente sicura.

Un'altra leggerezza nella trattazione riguarda la sorgente radioattiva e i paventati rischi per la salute pubblica, a seguito di scenari apocalittici quali un possibile terremoto o un'infiltrazione di cerio -144 nelle falde acquifere. Pallavicini ribadisce l'infondatezza di tanto allarmismo: "Non si tratta di fissione nucleare, perché il materiale non viene bombardato ma decade naturalmente, spiega; inoltre, per distruggere l'involucro sarebbe necessario un terremoto che spazzasse via l'intero Abruzzo dalle cartine geografiche, data la totale sicurezza antisismica di Borexino e dei Laboratori".

Il caso di contaminazione citato da Nadia Toffa, risalente al 2002, è stato affrontato con preparazione meticolosa dai responsabili della struttura: i prelievi d'acqua potabile (costituenti meno del 10% delle riserve idriche da cui la Regione Abruzzo attinge per i suoi serbatoi) sono stati prontamente interrotti. Lo scenario è comunque da subordinare all'eventuale rottura della capsula: che, come già dimostrato e comunicato dall'INFN, è quasi impossibile, "dal momento che l'Italia come oggi la conosciamo non esisterebbe praticamente più" conclude il professore.

Le conseguenze dannose di un approccio sbagliato al tema

A causa dell'allarmismo ingenerato nell'audience televisiva da questo servizio, l'Italia - capofila dell'esperimento, che vede coinvolti diversi laboratori ed atenei di tutto il mondo, dagli USA a Russia, Germania e Polonia - rischia un ritorno d'immagine negativo nel panorama scientifico mondiale: diversi laboratori all'avanguardia potrebbero approfittare di una ritirata dell'INFN (ad esempio, in Giappone e negli Stati Uniti) dal progetto.

Purtroppo, l'eventualità non è da escludere: una recente mozione presentata dal M5S abruzzese il giorno seguente alla trasmissione, votata all'unanimità dal consesso regionale, chiede di sospendere il SOX, che al momento è ancora in fase di ultimazione (la capsula contenente il cerio-144 è tuttora in assemblaggio nei laboratori russi). Se la richiesta venisse recepita dalle autorità statali si perderebbe un'opportunità unica di ribadire il valore di tecnici ed infrastrutture d'avanguardia a livello mondiale, in un paese che necessita di ricerca scientifica d'alto livello ora più che mai.