Non sono approdati sulle coste siciliane con un gommone, pagando migliaia di dollari e rischiando di morire annegati. Sono arrivati all'aeroporto militare di Pratica di Mare, frazione di Pomezia, in territorio romano, con un aereo C130 dell'Aeronautica. Si tratta dei primi 111 migranti giunti in Italia nel pomeriggio di venerdì 22 dicembre, una data storica, attraverso il primo corridoio umanitario legale, grazie all'accordo tra Italia, libia, Onu e Cei. Sono tutte persone che provengono dai centri d'accoglienza libici e hanno diritto alla protezione internazionale.

Stesso destino per altri 51 migranti arrivati poco dopo. Complessivamente 162. Roberto Mignone, responsabile unhcr per la Libia fa sapere che dai primi mesi dell'anno sono state effettuate circa mille visite nei centri interessati e che sono state liberate oltre mille persone. Numeri che sembrano destinati a salire prossimamente. Potrebbero essere oltre cinquemila i migranti in condizioni di fragilità ad essere "liberati" nel 2018. Forse anche il doppio, secondo Mignone.

'Combattere l'illegalità'

"E' un inizio". Così il ministro dell'Interno, Marco Minniti, in una nota pubblicata dal sito web ministeriale, annunciando che si proseguirà con l'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per "combattere l'illegalità" e "costruire la legalità".

Il canale umanitario, apertosi ieri, direttamente dalla Libia verso l'Italia, anzi verso l'Europa, riguarda principalmente donne e bambini che fuggono dalla guerra, dagli stenti di un quotidiano da dimenticare, che ora hanno un tetto sicuro, una mensa e un futuro. Seguiranno un percorso d'integrazione chiaro ed efficace. Minniti sottolinea che "la Libia non aveva mai firmato al convenzione di Ginevra".

Il cardinale Gualtiero Bassetti, dal maggio scorso presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, elogia il ministro, spiegando che "senza l'impegno di Minniti l'operazione sarebbe stata impossibile", e definisce "bellissima" l'antivigilia di Natale "a favore di creature innocenti".

L'impegno dell'Unhcr

L’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati è nata all’indomani della Seconda guerra mondiale.

Obiettivo primario: assistere i cittadini europei fuggiti dalle proprie dimore a causa dell'evento bellico. Nel 1956 l'Unhcr ha affrontato la prima emergenza di una certa entità, l'esodo successivo alla repressione della rivoluzione ungherese da parte delle forze sovietiche. L'inizio del XXI secolo ha visto l'Unhcr in prima linea anell'assistenza delle principali crisi di rifugiati in Africa e in Asia. Nel 2010 l'organizzazione ha celebrato il sessantesimo anniversario. Il primo gennaio 2016 Filippo Grandi è diventato l'undicesimo alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, il primo italiano a ricoprire tale ruolo: è stato eletto con un mandato di cinque anni, sino alla fine del 2020.

E' a capo di una delle più grandi organizzazioni umanitarie, che dà protezione a 60 milioni di rifugiati, sfollati e apolidi. Gli operatori dell'agenzia, in 126 paesi, sono circa 10 mila. In Italia l'Unhcr è presente nei più importanti luoghi d'arrivo. L'Unhcr realizza missioni e rapporti di monitoraggio nei centri d'accoglienza e detenzione, insieme alle prefetture; collabora con le autorità per la presa in carico di persone con esigenze particolari, sopravvissute a naufragio, trami, violenze; famiglie monoparentali, disabili e anziani. Lo stesso Alto commissariato è impegnato a garantire misure di protezione adeguate a bambini, adolescenti e giovani. Alle frontiere, l'Unhcr si adopera per l'individuazione di specifiche esigenze di cui le persone sono portatrici. Particolare attenzione è rivolta ai vulnerabili, inclusi i minori non accompagnati.