La cultura dell’inchiesta, definibile comunemente come “scoop”, negli ultimi anni ha portato un’innovazione senza precedenti nella vita quotidiana di tutti noi. In questi giorni la co-conduttrice de “Le Iene” Nadia Toffa, colpita da un malore di natura cerebrale, è stata ricoverata d’urgenza. Assieme ai messaggi d’augurio, sono comparse sui social alcune frecciatine, più o meno velate, riguardanti fantomatici servizi di disinformazione. Quanto è quindi rischioso e perché è così facile cadere nella tentazione di eccedere quanto si compiono determinate indagini?

Programmi come “Striscia la notizia” o “Le Iene”, arcinoti a chi è costantemente a caccia di novità, hanno conquistato sempre più pubblico e fatto interessare alle notizie “marginali” sempre più persone.

I servizi di questi due programmi, per esempio, hanno portato alla luce un numero sempre maggiore di casi umani e situazioni di disagio, fino a vere e proprie bufere mediatiche. Lungi dal voler comparare tra loro questi due show televisivi, è necessario fare alcune precisazioni.

La crescita mediatica positiva: fare “pulizia”

La crescita mediatica sorprendente di programmi come quelli citati in precedenza ha avuto (ed ha tutt’ora) risvolti assolutamente positivi. Le indagini che hanno visti coinvolti fenomeni come ciarlataneria, spaccio, corruzione, stati di abbandono e non curanza, hanno consentito, nel corso del tempo, di tenere maggiormente sotto controllo situazioni considerabili come “a rischio”, permettendo un intervento tempestivo ed accurato.

Il sostegno morale e psicologico nel continuare questo genere di attività è portato, principalmente, da due diversi fattori: consapevolezza di stare aiutando se stessi oltre che il prossimo (da qui il proverbio “Aiutati che Dio ti aiuta”) e volontà/voglia di essere riconosciuti come simboli di onestà e giustizia sociale. Proprio nel primo caso, qualora si ecceda, il rischio di invertire la tendenza è quanto mai reale.

La crescita mediatica negativa: pericolosa disinformazione

La crescita del fenomeno mediatico che conduce ad un effetto negativo è, di fatto, quella che prevede menzogna ed esagerazione. Mentire spudoratamente (costruendo servizi “ad hoc” oppure semplicemente alterando particolari anche minimi della vicenda), modificare la realtà dei fatti, esagerare (per eccesso o per difetto) e più in generare non riportare fedelmente l’accaduto sono gravi indici di disinformazione.

Fornire notizie non veritiere, fatto increscioso e contrario ai “dictat” giornalistici, alimenta, di fatto, la fame di scoop, fame che però non si placa. Il desiderio d’attenzione e di essere dei veri e propri paladini diventa morboso e, purtroppo, finisce con il mettere sotto una cattiva luce sia l’inquisitore sia l’inquisito. Indipendentemente dal fatto che si tratti di buona o cattiva informazione, è sempre bene verificarla e, soprattutto, riflettere sulle conseguenze devastanti che la stessa può avere, da una parte come dall’altra.