La guerra alle molestie contro le donne, partita negli Stati Uniti in seguito al caso Weinstein, rischia di provocare delle vittime eccellenti anche nel mondo della cultura. A farne le spese però sembrano essere le stesse opere d’Arte. Così – proprio mentre a Londra l’azienda dei trasporti locale ha deciso di rifiutare dei cartelloni pubblicitari, giudicati osceni, che dovevano promuovere la mostra che si terrà a febbraio a Vienna presso il Leopold Museum per celebrare il centenario della morte di Egon Schiele – è partita sul web una petizione contro un dipinto esposto al Metropolitan di New York.
In particolare il motivo di questa crociata è da ricercarsi nel soggetto dell’opera, realizzata nel 1938 dal celebre Balthus.
Il dipinto contestato
“Thérèse dreaming” è il titolo della controversa tela: vi è raffigurata, come in molti altri dipinti dell’artista, una ragazzina in atteggiamenti provocanti. Un’immagine che ha profondamente turbato la giovane Mia Merrill durante la sua visita al museo, tanto da spingerla a lanciare una petizione sul sito thepetitionsite.com per chiedere la rimozione dell’opera di Bhaltus. La giovane infatti, sull’onda del movimento #MeToo che da tempo ha intrapreso su twitter una campagna di denuncia delle molestie subite dalle donne in diversi settori, chiede maggiore rispetto per il pubblico del museo.
L’accusa al Met è chiara: favorire il voyeurismo e la sessualizzazione dei bimbi esponendo il quadro. In poco tempo migliaia di persone, ormai quasi diecimila, hanno sottoscritto questo appello.
La risposta del mondo dell’arte
Subito però dal mondo della cultura si sono levate forti critiche all’iniziativa. Ad esempio un commento su Le Figaro ha sottolineato come le inclinazioni pedofile di Bhaltus nel suo lavoro, che possono essere messe in discussione, non debbano comunque portare alla censura dei suoi dipinti; non è questo il modo di confrontarsi con alcuni aspetti oscuri della storia dell’arte.
Di fronte alle critiche la Merrill ha modificato la petizione, chiarendo che non si vuole censurare il quadro, né tanto meno farlo distruggere o farlo sparire per sempre. La giovane fa sapere di accontentarsi del trasferimento di “Thérèse dreaming” in un luogo più nascosto e dell’aggiunta, nella descrizione dell’opera, di una frase che sottolinei come "alcuni spettatori lo trovino offensivo o inquietante, data l'infatuazione artistica di Balthus per le ragazze giovani".
Dal museo fanno sapere che non intendono rimuovere la tela, perché “espressione della storia della pittura europea” che l’istituzione ha il compito di “raccogliere, studiare, preservare e presentare al pubblico”. “La vicenda offre l’opportunità di discutere e confrontarsi sul ruolo dell’arte – spiega il responsabile comunicazione del Met, Ken Weine – così ci permette di riflettere sull’evoluzione della cultura nel tempo, ma sempre in modo appropriato e rispettoso dell’espressione creativa degli autori”.