Il neo-eletto cancelliere austriaco Sebastian Kurz (leader del Partito Popolare Austriaco, OVP) ha sempre avuto le idee chiare. Parola d'ordine: ridefinire. Ridefinire i confini, ridefinire l'identità, mettere nero su bianco il carattere di una nazione.

Nel 2011 Kurz è sottosegretario agli Interni e promuove iniziative come l'insegnamento del tedesco ai migranti e l'individuazione di disturbi dell'apprendimento in bambini che ancora devono andare a scuola.

Negli anni successivi, l'enfant-prodige si oppone fermamente alla politica dell'accoglienza di Angela Merkel, ed insiste per la collocazione di militari sulla cosiddetta "rotta balcanica", itinerario percorso da profughi asiatici attraverso l'est Europa. Entrato ufficialmente in carica come cancelliere il 18 dicembre, Kurz fa parlare di sé per una nuova proposta: concedere il passaporto austriaco ai cittadini italiani del Sudtirol. Le polemiche non sono arrivate solo dal Bel Paese, dove il senso di appartenenza degli alto-atesini è da sempre uno scottante argomento di conversazione. Anche in austria, infatti, c'è chi ha storto il naso, accusando il cancelliere di incoerenza rispetto al "modus operandi" del partito.

Eppure la coerenza c'è. Sta proprio nell'ideologia del conservatore e democristiano Partito Popolare Austriaco, in passato tacciato d'incapacità di dialogo coi giovani (Kurz stesso lo definì noioso, e per "svecchiarlo" promosse in campagna elettorale la distribuzione di preservativi neri, colore simbolo del partito) per via del forte sentore nazionalista di alcune politiche. Fino a pochi anni fa, quindi, l'Austria sembrava destinata ad essere governata dai Socialdemocratici. Poi l'aumento esponenziale dei flussi migratori da Asia ed Africa, l'Isis, gli attentati, la costante percezione di minaccia dallo straniero e la crescente necessità di protezione: questi sono solo alcuni dei fattori che hanno portato elettori di tutta Europa (inclusi, appunto, gli austriaci) a votare partiti di centro-destra.

Il brillante Kurz non poteva scegliere periodo storico migliore per la sua ascesa. Ha conquistato consensi opponendosi alla retorica dell'accoglienza ed affermando l'intento di difendere cultura, lingua, identità del popolo austriaco. Non sono, questi, termini usati casualmente. Qualsiasi buon governante sa che la forza di uno Stato sta nei suoi abitanti, nella loro coesione e fiducia nell'autorità. Perché esistano questi presupposti, è necessaria una robusta convinzione identitaria: il cittadino deve incarnare lo Stato ed i suoi valori. Tutto abbastanza scontato, se limitato a chi vive entro i confini, in questo caso austriaci. Perché allora la scelta di concedere il passaporto austriaco ai cittadini italiani che abitano in Alto Adige, al di là della frontiera?

Oltre a ragioni di natura elettorale (indubbiamente l'OVP guadagnerebbe un numero consistente di voti), c'è una sottile strategia fondata sul rafforzamento identitario del popolo. Kurz ha affermato che il cittadino italiano alto-atesino ha molto in comune coi "vicini d'oltralpe", in primis la lingua (nella Provincia autonoma di Bolzano la quasi totalità della popolazione parla fluentemente sia tedesco che italiano, mentre la lingua ladina è insegnata quotidianamente nelle scuole elementari). Per il leader si tratta, dunque, di una questione culturale: chi risiede in Sudtirol e rispecchia tratti ed abitudini austriaci, può ricevere la doppia cittadinanza.

Kurz e l'importanza dell'ethnos

Kurz riesuma, più o meno volontariamente, il concetto di ethnos, un popolo unito dalla condivisione di lingua, religione, costumi ed altri valori.

Quella di etnia è una nozione molto discussa a causa delle numerose accezioni che assume nella nostra realtà, sempre più globale. Quali e quanti criteri bisogna soddisfare per ritenersi membro di un gruppo etnico? Dobbiamo considerare l'etnia come vasta ed omogenea o possiamo decostruirla ed accettare che possa farne parte anche chi non condivide tutte le sue caratteristiche? Quello che sappiamo è che Kurz ritiene gli alto-atesini appartenenti al suo stesso ethnos, pertanto legittimi partecipanti alla vita politica austriaca (e sicuri supporters in periodo d'elezioni). L’operazione del cancelliere è incredibilmente efficace: non solo rinforza il senso di appartenenza alla nazione, ma lo estende, lo presenta come un merito negato ed ora, finalmente, concesso.

Per sapere se il progetto del giovane leader avrà seguito, non ci resta che aspettare un riscontro ufficiale da Roma.