Quel che è successo in Florida il 30 novembre 2017, ha scatenato un polverone mediatico di enorme portata. Un uomo anziano, di circa 70 anni, è stato infatti ricoverato per un malore, ed è stato trasportato in ospedale per ricevere le cure necessarie e per essere rianimato. I medici, pronti ad intervenire, hanno notato una scritta tatuata sul petto dell’uomo: “Dot Not Resuscitate”, che significa “non rianimatemi”. In particolare, la parola “non” era sottolineata ed era presente anche la sua firma, poco sotto il tatuaggio. Inizialmente i medici sono rimasti sorpresi e sono stati colti da un dubbio etico.
Tentare di rianimare il paziente oppure no? È anche necessario specificare che un tatuaggio non può rappresentare la volontà di un paziente a livello legale, in quanto occorre un documento ufficiale scritto e siglato dal medico e dallo stesso paziente.
I primi tentativi di soccorso e la rinuncia
Successivamente, i medici hanno ritenuto opportuno provare a rianimare il paziente, ma dopo diversi tentativi, quando la situazione richiedeva ormai interventi drastici, hanno deciso di rispettarne la volontà, interrompendo qualsiasi procedura di rianimazione. Tale decisione è stata poi confermata successivamente, con il ritrovamento dei documenti ufficiali firmati dal paziente quando era ancora in vita.
Il dilemma etico
Quanto accaduto ha sollevato una questione morale non indifferente in America. In molti si stanno chiedendo quanto un tatuaggio possa rispecchiare le attuali volontà del paziente, anche perché esistono casi di individui che hanno cambiato idea dopo essersi tatuati il DNR (Do Not Resuscitate). In America è già molto diffusa questa pratica, che però è regolamentata da ordini e disposizioni mediche che sanciscono come vada trattato un paziente nella cui cartella clinica sia presente un ordine di DNR.
Egli, infatti, nonostante abbia il diritto a non essere rianimato in caso di arresto cardiaco, ha però diritto a tutti quei trattamenti non invasivi e di prolungamento della vita (le cosiddette “cure di conforto”). Alcuni esperti, come Michael D. Cantor e colleghi, affermano che : “In primo luogo, gli obiettivi della medicina sono di guarire i pazienti e di ridurre la sofferenza; offrire trattamenti che non raggiungono questi obiettivi sovverte lo scopo della medicina.
Secondo, i medici sono vincolati a standard elevati di competenza scientifica; offrire trattamenti inefficaci devia dagli standard professionali. […] Infine, i medici sono giustificati nel mettere a rischio i pazienti solo quando esiste una ragionevole possibilità di beneficio”. Per cui, oltre al problema di considerare valido o meno un tatuaggio con la sigla DNR, è bene ricordarsi lo scopo ultimo della medicina, e valutare il da farsi sulla base delle possibilità di maggior benessere possibile per il paziente.