Oggi "#djfabo", Fabiano Antoniani, accompagnato da Marco Cappato (ndr: Associazione Luca Coscioni), si è spento in una clinica in Svizzera. La sua storia è quella di un uomo come tanti che dopo un incidente in macchina, avvenuto il giugno 13 giugno del 2014, perde la vista e diventa tetraplegico. Da quel momento per lui e la sua fidanzata Valeria inizia un vero e proprio calvario.

Le atroci sofferenze spingono Fabo a chiedere aiuto. A dar voce a questa vicenda è un servizio trasmesso da Le Iene lo scorso 26 febbraio in cui l'uomo, attraverso la voce della compagna, fa un appello al Presidente della Repubblica a cui chiede di poter porre fine a tutto ciò e di morire.

Storie come la sua, purtroppo, non sono nuove all'onor di cronaca. Ricordiamo quelle di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro che attirarono l'attenzione di molti, scatenando dibattiti etici tutt'oggi in corso. Oggi i casi italiani come quelli citati e quello di Fabo sono soltanto due.

Ancora oggi in Italia non c'è possibilità di scelta. Come spiega anche Marco Cappato: "numerosi sono stati, in questi anni, i tentativi di far passare la legge sull'eutanasia. Tre anni e mezzo fa è stata depositata la legge di iniziativa popolare sull'eutanasia e sul testamento biologico, ma sulla prima non si è giunti, ancora oggi, ad un risultato definitivo. Mentre la legge per porre deliberatamente fine alla vita di un malato senza speranza di guarigione è tutt'ora bloccata in Commissione Parlamentare, il Parlamento sta valutando quella sul testamento biologico, ossia la possibilità per ciascun individuo di scrivere le proprie volontà in caso di sopraggiunta incapacità intendere e volere.

I rinvii per l'approvazione sono stati continui. Oggi si sarebbe dovuti arrivare ad una conclusione definitiva, ma così non è stato.

Una morte legalizzata

Ad oggi l'unica possibilità per una persona che sceglie di morire è di farlo all'estero: in Olanda o in Svizzera, unici due paesi in cui la procedura di eutanasia è legale.

Come spiega Valeria: "Le procedure per l'eutanasia sono rigide. Sono necessarie certificazioni mediche che attestino la condizione di colui che si vuole sottoporre alla procedura, poi valutate da una commissione medica che decide se dare l'autorizzazione a procedere oppure no (ndr. semaforo verde)". Al già lungo e complesso iter si aggiungono i suoi elevati costi, che si aggirano intorno ai 10/15000 euro, permettendo soltanto ad una ristretta cerchia sociale di fare questa scelta.

Cappato aggiunge poi che: "a tutto ciò la Legge Italiana aggiungerebbe un ulteriore problema: l'impossibilità per il soggetto di essere accompagnato nel suo ultimo viaggio in quanto l'accompagnatore commetterebbe il reato di aiuto al suicidio, arrivando a rischiare fino a 12 anni di reclusione".

Negli ultimi anni la vita di Fabo è stata più un sopravvivere che vivere, come ha sostenuto la sua compagna di vita. Nel servizio della Iena Giulio Golia Fabo ha dichiarato: "Andrò via con il sorriso, andrò via libero".

Se è vero che la vita è un dono, è vero anche che la vita è una scelta. Oggi Fabo ha scelto di smettere di soffrire e la sua scelta non può essere condannata. Oggi Fabo è un uomo libero e felice, ovunque lui si trovi.