Siamo sicuri che Vittorio Emanuele III non si sarebbe mai aspettato di far parlare ancora di sé a quasi settant'anni dalla morte, avvenuta il 28 dicembre 1947 ad Aessandria d'Egitto. Eppure il rimpatrio dei resti del penultimo sovrano d'Italia e la decisione di tumularli al Pantheon hanno scatenato un incredibile vespaio di polemiche. Ad iniziare dalla Comunità ebraica italiana che ha parlato di "profonda inquietudine, considerando che il re fu complice del fascismo. Non bisogna dimenticare". L'ultimo parere contrario è comunque quello del sindaco di Roma, Virginia Raggi.

'Fortunatamente la monarchia fa parte del passato'

"Ritengo inopportuno che la salma di Vittorio Emanuele III sia tumulata al Pantheon. Per fortuna la monarchia fa parte del passato", ha detto la Raggi, commentando il desiderio di Casa savoia di seppellire i resti mortali del 're soldato' nella basilica romana. Al coro si unisce anche il presidente del Senato, Pietro Grasso. "Le responsabilità per l'avvento del fascismo e durante la dittatura, le vergognose leggi razziali, non è possibile alcun revisionismo storico sulla figura di Vittorio Emanuele III". Per gli eredi di Casa Savoia è comunque il momento del cordoglio e non delle polemiche. "Sono qui per rendere omaggio ai miei nonni - ha detto Emanuele Filiberto - e non credo che questo sia il momento delle polemiche.

Per me devono essere sepolti al Pantheon ed abbiamo un documento del rettore che ci autorizza". Pertanto il Pantheon sembra destinato ad essere l'ultima dimora di una delle figure più controverse di Casa Savoia e della moglie, la regina Elena, lo stesso luogo in cui riposano il primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, il re Umberto I e la regina Margherita.