La censura è uno strumento che non si addice ad un regime democratico, eppure i paesi che si definiscono sotto questa forma di vita politica ne fanno largo uso come accade in un regime autoritario o totalitario. Dal secondo dopoguerra in poi sono molti i casi riportati da giornalisti e non solo, l'ultimo è quello di James Risen, vincitore del Premio Pulitzer grazie alle sue inchieste sulla sorveglianza di massa da parte del governo di George W. Bush riportate nel 2006, ex corrispondente del New York Times che adesso lavora per The Intercept, sito di giornalismo investigativo.
Risen ha parlato di come la Casa Bianca e la CIA siano intervenute per censurare le sue inchieste e di come sia stato sotto processo per non aver voluto rivelare le proprie fonti, rischiando il carcere. Sia con Bush che con Obama si è cercato di non far pubblicare notizie imbarazzanti sull'amministrazione americana e sui servizi segreti statunitensi, Risen aggiunge che con Barack Obama le cose sarebbero addirittura peggiorate.
Censura e fake news
Il caso sta facendo il giro delle testate, ma ci sono altri casi meno conosciuti o dimenticati, qualcuno riguarda anche l'Italia: si pensi al giornalista del Frankfurter Allgemeine Zeitung Udo Ulfkotte, morto l'anno scorso, che ha parlato di giornalisti, europei e non, comprati dalla CIA per scrivere quelle che oggi chiamiamo fake news o semplicemente bufale in cambio di fama e ricchezza; oppure al famoso editto bulgaro di Berlusconi che parlò da Sofia di uso criminoso della televisione di Stato portando alla cacciata dalla Rai di Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi; ancor prima toccò ad alcuni giornalisti del Tg1, precisamente nel 1990, come il direttore Nuccio Fava, Roberto Morrione e l'autore dell'inchiesta Ennio Remondino che era stato tra l'Europa e gli Stati Uniti a cercare verità partendo dall'omicidio del Primo Ministro svedese Olof Palme, scoprendo che gli Stati Uniti d'America tramite la CIA finanziavano la P2 di Licio Gelli per quella che fu definita la strategia della tensione, ciò sollevò un polverone sia nel Parlamento italiano sia oltreoceano, rischiando l'incidente diplomatico.
Ma le fonti di Remondino risultarono attendibili, anche se la campagna mediatica contro il Tg1 fu feroce e Nuccio Fava fu costretto alle dimissioni: al suo posto venne incaricato Bruno Vespa, che esordì affermando che con lui a dirigere il telegiornale le notizie sarebbero state scrupolosamente verificate, mentre Remondino venne incaricato come inviato in luoghi di guerra e non si occupò più di giornalismo investigativo, dopo essere stato attaccato da Cossiga, Andreotti e in generale dalla DC, oltre che da Gelli, il quale chiese a titolo simbolico un risarcimento di 10 miliardi di vecchie lire.
La CIA compare anche in altre occasioni, per esempio nei traffici durante la guerra in Somalia su cui indagava la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio nel 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Qualcuno sostiene che dietro questo duplice omicidio ci sia l'Intelligence a stelle e strisce, oltre ai servizi segreti italiani, su questo episodio non è mai stata fatta piena luce.
Le accuse agli americani arrivano anche dal Venezuela, dopo un servizio della Rai sul paese governato da Maduro, che secondo lo stesso governante sarebbe stato pilotato dagli Stati Uniti per screditare il suo operato e cercare di creare una crisi come accaduto in paesi come l'Ucraina o la Libia. La sensazione è che, oggi come ieri, la menzogna sia diventata notizia, la verità no.