Australia sotto choc dopo l'ennesimo caso di cyberbullismo che ha mietuto una nuova vittima, l'adolescente Amy "Dolly" Everett, suicida a 14 anni per fuggire dal bullismo. Ad annunciare la morte della figlia è stato il padre, che ha utilizzato i social per dire addio alla sua bambina e invitare i bulli al suo funerale. Non lo vogliamo ammettere forse, ma i social ed il loro insano utilizzo da parte di tanti utenti sono diventati un fenomeno di cui faremmo meglio a preoccuparci sempre di più nel prossimo futuro. La piaga del bullismo online purtroppo è un qualcosa con cui dobbiamo imparare a fare i conti nel quotidiano, da cui difenderci o difendere i nostri figli.

Il bullismo non si combatte postando un selfie

In troppi si dimenticano che dietro ad un selfie, un'istantanea della propria vita virtuale, c'è ancora una persona, il più delle volte impreparata ad affrontare i commenti degli altri utenti, finendo per essere schiacciata, umiliata. Da qui ad imboccare una strada buia, senza ritorno, il passo è breve. In fondo, è il percorso più agevole per chi non ha il coraggio o la forza di reagire, per chi viene lasciato incolpevolmente solo. Dove sono i genitori? Che cosa fanno in concreto, oltre a scattarsi anche loro i selfie e vivere una realtà parallela sui social, dimenticandosi di avere dei figli da crescere, da curare, da proteggere.

I commenti postati sotto il messaggio di Tick Everett, padre di "Dolly", non aiutano a piegare il bullismo online.

Di fatto, non servono a nulla. Molti aprono gli occhi in ritardo, volendo far finta di non ascoltare o vedere. Altri sono gli stessi che fino ad un giorno prima erano dall'altra parte, senza nemmeno accorgersene probabilmente, assuefatti da un mondo virtuale in cui tutto viene permesso. Facile, nonché in una certa maniera opportunistico, mostrare la bella faccia quando invece è tempo di riflettere su ciò che realmente vogliamo essere.

Da una parte le vittime, dall'altra i carnefici. Assente ingiustificato l'arbitro, il giudice di una contesa che inizia in un mondo irreale ma che ha conseguenze dirette sul piano reale.

Cosa fare contro il cyberbullismo

I genitori devono essere i primi a vigilare, intervenire, se necessario negare. I nostri figli vanno controllati, soprattutto se si decide di dare loro in mano un cellulare quando ancora non frequentano nemmeno la scuola media.

Alla prima avvisaglia di un disagio, interveniamo subito, senza pensare ad elementi esterni eccetera. Siamo noi che conosciamo i nostri figli, siamo noi che dobbiamo affrontare la situazione. Nei casi più gravi negare l'utilizzo del cellulare o del computer è una gestione saggia, a patto che ci si occupi poi della testa del proprio figlio, la quale cela a volte le cicatrici più dolorose. Quelle invisibili.