Un grigio che non passa quando riappare il sole, un grigio che dal chiuso delle sue pareti annulla i colori delle mura di casa, del posto di lavoro, della quotidianità, di una routine che a ricordarla da dietro le sbarre non risulta poi tanto noiosa. Dodici mesi in carcere, dodici mesi strappati alla vita che scorre tra affetti e famiglia, un anno di giustizia ingiusta. Non è un film, anche se il protagonista della storia è diventato uno dei volti del docufilm “Non voltarti indietro”, realizzato per l'archivio online degli errori giudiziari. Il suo nome è quello di Vittorio Gallo, al momento dei fatti dipendente delle Poste, un lavoro come tanti, un lavoro che ha svolto per 25 anni, un lavoro che ha perso a causa dell'arresto e delle vicissitudini giudiziarie.

La vicenda

Tredici lunghi anni di lotta in tribunale, ad iniziare quando Gallo viene ingiustamente accusato di essere il basista della rapina commessa all'ufficio postale di Roma Bravetta, avvenuta tra il 15 gennaio e il 16 gennaio 1996. L'uomo viene arrestato e resta in carcere quasi un anno, ma la vicenda è tutt'altro che conclusa. Nel 2004 – come riporta l'Ansa – viene condannato a 6 anni di reclusione in primo grado per poi ottenere l'assoluzione piena nel 2011. Per proseguire sul filone del “oltre il danno la beffa”, la Corte dei Conti chiede a Gallo un risarcimento di quasi 600.000 euro, pari al bottino delle rapine, ancora una volta per errore: presenta il conto infatti, ma del tutto ignara dell'avvenuta assoluzione.

Il Tfr di cui nessuno sa

Dopo un periodo di diatribe giudiziarie, lo Stato rinsavisce e tenta di rimediare l'irrimediabile con un risarcimento da 75mila euro, ma ormai il danno è fatto. Vittorio ha perso il lavoro, la casa, ha gli affetti segnati dalle vicende accadute e una salute piena di problemi, ma non è tutto: come la sua libertà, è andato a volatilizzarsi anche il Tfr dei 25 anni di lavoro trascorsi come dipendente delle Poste.

L'ennesimo errore? Averlo spedito ad un indirizzo vecchio di 40 anni e da lì il dileguarsi della somma, somma di cui Gallo ha estremamente bisogno, costretto a vivere con una pensione di invalidità da 279 euro al mese, dopo la fine del risarcimento esaurito in circa 5 anni. Senza nessun'altra entrata, l'uomo e il suo avvocato sono ora decisi ad intraprendere un'azione legale contro l'ente Poste per cercare di risolvere quello che, c'è da augurarsi, sia l'ultimo mistero giudiziario del caso Gallo.