Mai come in questo momento storico si osserva una forte coesione fra le donne di tutto il mondo. Dalle lotte per abbattere il gender gap a quelle per spingere le vittime delle molestie sessuali a denunciare, la parte femminile del mondo appare sempre più unita per abbattere le ingiustizie e garantire diritti. In Inghilterra però, le cose sembrano piuttosto diverse: molte donne si sono infatti schierate contro la comunità trans.

Trans in England

Tutto è nato a proposito delle quote rosa: nel party labour erano infatti state aperte delle "liste rosa", un elenco in cui inserire i nomi delle donne del partito, per garantire una percentuale di partecipazione equa fra uomini e donne.

In questa lista, ovviamente, sono incluse anche le trans che hanno già cambiato chirurgicamente sesso e che sono considerate quindi donne a tutti gli effetti. Era stata fatta richiesta tuttavia anche da parte di alcune trans che, seppur non avendolo completato, avevano già iniziato il loro percorso di transizione. A quel punto, un numeroso gruppo di donne laburiste capitanate dalla femminista radicale Linda Bellos ha dato inizio ad una feroce protesta, accompagnata dallo slogan della leader "Le donne non hanno il pene".

Un'ipotesi è che questa protesta sia principalmente dovuta al conseguente calo di posti disponibili che ci sarebbe se le trans ancora in transizione venissero accettate, ma qualsiasi sia il motivo, ciò ha spinto la Bellos e le sue colleghe ad aprire una raccolta fondi di 25.000 euro per intervenire per vie legali.

Non solo: Linda Bellos si è anche espressa sull'accesso delle trans ai posti riservati alle donne, come i bagni pubbblici. "Se le attiviste transgender inavvertitamente propongono cose che sono nel loro interesse ma contrario a quello di noi donne che rimaniamo tali, come l'accesso a bagni pubblici, prigioni e reparti ospedalieri riservati alle donne, lo dirò apertamente" e continua "lo dirò senza paura, perché a molte donne è stato impedito di farlo.

Questo è contrario alla libertà di parola. C'è un particolare fetish che circola fra gli uomini eterosessuali, che amano indossare abiti femminili e si eccitano nel visitare locali riservati alle donne. Sappiamo che ci sono molti pervertiti là fuori".

La questione dei diritti

Questo genere di discorsi sono gli stessi condivisi dal Terf, che sta per Trans-exclusionary radical feminism (gruppo che, è da sottolineare, la Bellos non ha mai detto ufficialmente di appoggiare).

Da anni il Terf lotta affinché solo quelle nate con i cromosomi XX e una vagina beneficino di qualsiasi conquista femminista, non riconoscendo le trans in nessun caso come donne. Quello che tanto il Terf quanto la Bellos non riconoscono è che essere trans non è una scelta di vita o una pretesa. Coloro che scelgono di affrontare il difficile cammino della transizione soffrono di disforia di genere, una malattia riconosciuta nel DSM-5 che porta l'individuo, fin dalla nascita, ad identificarsi con il sesso opposto. Per un trans non essere riconosciuto come appartenente al sesso con cui si identifica ha effetti psicologici devastanti: non a caso, la percentuale di suicidi trans è dieci volte maggiore dei non-trans.

Non si può considerare l'intervento di riassegnazione di genere come "step" obbligatorio: in tal caso tutti i trans che non possono permetterselo, per motivi medici o economici, rimarrebbero in un limbo sospeso fra i due sessi per tutta la vita. L'accettazione dei trans non è solo giusta, ma necessaria; d'altronde, "i diritti dei transessuali sono diritti degli esseri umani".

Ma in Italia...

Perlomeno in Italia, nel frattempo, l'Arcigay Ferrara ha proposto di celebrare il passato 8 marzo dedicandolo a tutte le donne ed estendendo quindi il festeggiamento anche ai trans, con la proiezione del documentario sull’attivista transgender Sylvia Rivera. La presidentessa dell'Arcigay Ferrara Manuela Macario aveva così commentato tale decisione: "L’iniziativa l’abbiamo presa come Arcigay Ferrara perché nel nostro logo Lgbti c’è appunto la T che comprende anche le istanze delle persone transessuali.

Al nostro interno abbiamo un gruppo trans molto attivo e per questo abbiamo voluto dedicare a loro questa festa. Vogliamo mandare un segnale forte e ricordare al mondo femminista che le donne transessuali subiscono le stesse medesime discriminazioni e per noi non esistono distinzioni; ovviamente il percorso di partenza è diverso ma un uomo che decide di diventare donna subisce la stessa violenza di tutte le altre donne."