Arrestati i killer che lo scorso 3 marzo hanno massacrato con dei bastoni di legno un vigilante napoletano, Francesco Della Corte, massacrato a tal punto da operarlo d'urgenza al cervello, operazione che non è servita perché lo stesso è deceduto due giorni fa. Lo hanno ucciso per avere la sua pistola, un'arma che poi avrebbero venduto per ricavarci 500/600 euro. Accusati di omicidio doloso e tentata rapina sono ora agli arresti, mentre i genitori dei tre ragazzi, ancora increduli per la violenza inaudita commessa dai loro figli, gridano "assassini".

Tre vite bruciate. Il racconto della mamma di uno dei due sedicenni

Il quotidiano la Repubblica ha voluto ricostruire le vite di questi tre ragazzi, parlando con le proprie famiglie e tentando di capire attraverso i loro racconti cosa passasse per la testa di questi giovani killer. E. è la madre di uno dei tre ragazzi, due di 15 anni e uno di 16, ancora sconvolta e provata per quanto accaduto, "mio figlio non mi vedrà più, io non so se lui ha colpito quel povero uomo, ma in qualsiasi caso merita di pagare in quanto complice del reato". Padre parcheggiatore abusivo assente economicamente, madre che non sta tanto bene di salute ma che per raccimolare qualche soldino fa pulizie ovunque, una famiglia non all'ordine del giorno ma che non meritava sicuramente tanto.

Il figlio di E. non voleva andare a scuola e per questo motivo la mamma lo voleva mandare in Germania a lavorare, il biglietto già pronto riporta la data di giovedi prossimo, non mancava tanto per non rovinarsi la vita. Il giovane indagato ha un fratello gemello, il quale ancora sotto choc racconta di non aver mai parlato tanto con il fratello, avevano vite diverse, lui con la sua fidanzatina mentre l'altro sempre in giro con gli amici.

Quindicenne: Il più crudele

Il più piccolo degli aggressori ha 15 anni, ma sembra essere il più 'cattivo' di tutti, l'ideatore del piano che quella notte portò alla morte un uomo di 51 anni. Figlio di genitori separati da quattro anni viveva con la madre a casa della zia, "non gli mancava nulla", così inizia il racconto del padre G., un uomo dispiaciuto per la morte provocata dal figlio che non vedeva tanto spesso ma che in questi ultimi giorni gli sembrava tranquillo: "gli ho dato anche i soldi per comprare l'anello alla fidanzatina", ma una frase particolare fa capire quanto è duro il ruolo di un qualsiasi genitore: "I figli sono come le piante, una può nascere dritta, mentre un'altra no, e a volte non possiamo far nulla per raddrizzarla".

Il figlio di G. era già stato denunciato all'età di 12 anni per aggressione, mentre il fratello per spaccio di droga. Anche la zia ha parlato di lui, dicendo che stava sempre in giro, due iPhone regalati subito distrutti, non teneva a nulla, voleva fare il panettiere e sembrava quasi convinto a cercare lavoro.

Sedicenne: guardava mentre gli altri uccidevano

Il padre del terzo minorenne coinvolto nell'omicidio è un imbianchino, subito dopo averlo chiamato in questura ha pianto, non credeva che suo figlio avesse potuto commettere un atto cosi terribile. "Giocava a calcio con l'associazione 'Brothers' di Chiaiano, lo stavano per chiamare in una squadra della B, era il suo sogno, diventare un bravo calciatore".

Purtroppo guardando il profilo di Facebook del giovane si leggeva tutt'altro. Quest'ultimo giovane sarebbe stato secondo la polizia, il meno crudele, lui guardava mentre gli altri massacravano per uccidere.