La Corte d'Appello civile di Palermo ha stabilito la cifra che il Ministero della Difesa e dei Trasporti dovrà versare ad un giovane 35enne, Danilo Giuffrida, che nel 2008 dopo essersi presentato alla visita di leva ha dichiarato la propria omosessualità, una dichiarazione che ha avuto un'assurda conseguenza: la sospensione della patente.

La vicenda risale al 2008, quando il giovane Danilo Giuffrida si presentò per fare la visita di leva. Alle tante domande lui rispose con sincerità senza omettere nemmeno il fatto di essere gay. Una dichiarazione che portando scompiglio ha avuto una conseguenza inverosimile, infatti al giovane gli fu sospesa la patente.

E sempre nel 2008 che Danilo, non accettando la discriminazione subita, decise di portare il suo caso in tribunale. Assistito dall'avvocato Giuseppe Lipera ottenne sia dai giudici di primo grado sia da quelli di secondo grado un risarcimento di appena 20 mila euro.

L'offesa ricevuta valeva ben di più, e fece ricorso in Cassazione. Dopo dieci anni Danilo Giuffrida ha vinto, infatti la Corte Suprema dando ragione al giovane, ha condannato il ministero delle difesa e dei trasporti al risarcimento di 100 mila euro. La sentenza sottolinea inoltre la gravità del fatto, dichiarando che l'identità sessuale è da includere nel diritto costituzionale inviolabile della persona.

I ministeri pagheranno il risarcimento di 100 mila euro più le spese processuali

Anche la Corte d'Appello di Palermo afferma che il pregiudizio subito dal giovane non può essere risarcito con un importo inferiore ai 100 mila euro. Nessuna parola buona per i due ministeri che sono stati accusati anche dagli ermellini per il comportamento omofobico avuto nei confronti di Giuffrida.

Le due società, non presentandosi in giudizio, saranno inoltre costrette a pagare le spese legali di tutti i dieci anni. Una grande vittoria non solo per Danilo, ma anche per tutti coloro che ogni giorno vengono offesi e magari proibiti di qualsiasi diritto, persone che subiscono gratuitamente discriminazioni in base alla loro scelta sessuale.

L'avvocato, Giuseppe Lipera afferma e sottolinea il fatto che la discriminazione, nel caso di Giuffrida, "proviene dalle istituzioni pubbliche nell'esercizio delle loro funzioni amministrative". I giudici terminano la sentenza aggiungendo che questo caso si spera sia utile non solo per le amministrazioni pubbliche, ma anche per quelle private al fine di rendere uguali i diritti della persona e del cittadino senza nessuna discriminazione.