I fatti avvenuti a Macerata sabato 3 febbraio hanno suscitato indignazione e agitazione; c’è chi guarda al gesto di Luca Traini con occhi colmi di orrore e chi, invece, giustifica il gesto, osannando addirittura l’autore. Quello che l’opinione pubblica non può cambiare, però, sono i dati di fatto: sei sono le persone colpite dalla furia di Luca, sei tutte di origini nordafricane. Ed ecco che subito torna nelle bocche di tutti una parola che, purtroppo, non si è mai smesso di pronunciare: razzismo. Dietro al gesto di Traini, infatti, c’è una concatenazione di moventi, da politici a personali, che non possono scindere da un senso di intolleranza e discriminazione.
Da dove nascono le discriminazioni?
In Psicologia discriminazioni, pregiudizi, stereotipi non sono che un “effetto collaterale”, una degenerazione di processi cognitivi utili, quali la categorizzazione. Le categorie e gli schemi ci aiutano ad associare diversi elementi ad una stessa classe, a dare un senso alle informazioni che riceviamo e a semplificare il nostro modo di percepire. È questa semplificazione che degenera. I pregiudizi e gli stereotipi nascono da conoscenze astratte e generali riguardanti un determinato gruppo, unite all’esperienza diretta che un singolo può avere nei confronti del suddetto gruppo.
Un esempio concreto di questo è proprio quanto accaduto e sta accadendo a Macerata.
Secondo quanto ammesso da Traini, degli spacciatori africani avrebbero condotto nel tunnel della droga una donna che lui amava. L’odio e i pregiudizi che già Luca covava dentro avrebbero trovato così un’ulteriore conferma, avrebbero avuto in questo modo una profonda ragione d’esistere. E non è l’unico a sostenere che "gli spacciatori siano tutti africani".
A Macerata il malessere serpeggia nelle strade e porta certe persone, sì, a riconoscere la follia del gesto di Traini, ma a non condannarlo al tempo stesso: agli occhi di alcuni abitanti nessuno sembra voler davvero risolvere il problema dello spaccio e della povertà in cui versano alcuni immigrati che sta diventando sempre più insostenibile.
Ed è proprio l’esperienza diretta ad essere complice degli stereotipi: anche un solo fatto può far persistere un pregiudizio a lungo, se non addirittura per sempre.
Razzismo e informazione
La diffusione di informazione così si rileva anche un’arma a doppio taglio: ogni giorno siamo bombardati da notizie di violenza e a questa violenza viene data troppo spesso un’etichetta etnica. Quelle immagini e quelle informazioni possono portare a deformare gli schemi mentali che abbiamo, nonché le nostre aspettative riguardo un gruppo di persone. Fatti come quelli avvenuti a Macerata hanno ben poco di ambiguo. Il problema dei preconcetti nasce nelle situazioni dubbie, di cui i dettagli non sono nelle pagine di un giornale e dove siamo noi stessi a stabilire il ruolo di “colpevole”.
Un aspetto allarmante messo in luce dalla psicologia sociale è che questi pregiudizi e stereotipi possano anche innescarsi senza che noi ce ne rendiamo conto, influenzando i nostri comportamenti. Numerosi esperimenti sono stati condotti per confermare o ribaltare questa ipotesi fino ad arrivare ad una conclusione certamente più ottimistica della preoccupante prospettiva di partenza: gli stereotipi si possono controllare, modificare e annullare e la loro attivazione resta comunque più probabile in persone con duri pregiudizi rispetto ad altre di mentalità più aperta, libere da preconcetti.