Sicuramente è un atto grave. Erano le 4.30 del 7 marzo 2018 quando un ordigno è scoppiato davanti a Il Baluardo, sede di casapound a Trento. Ad essere colpito è stato l'ingresso dell'immobile dove erano presenti ovunque, sparsi per terra, cocci di vetri rotti. Danneggiato in vari punti anche il legno che ricopre le pareti e la saracinesca. Gli autori dell'atto intimidatorio hanno lasciato la loro 'firma': all'esterno capeggiava la scritta "Unico voto utile antifascismo sempre". Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale compagnia, le indagini vedono all'opera la Digos e la Scientifica e si indirizzano principalmente nei confronti dei movimenti di estrema sinistra.

Filippo Castaldini: 'Il nostro muro non cade'

Filippo Castaldini, responsabile locale di CasaPound ha espresso il suo parere su ciò che è accaduto. "L'ennesimo atto di chi non sa più proporre e non è capace a misurarsi. Alla fine di una campagna elettorale che ha visto un antifascismo esaltato mostrarsi con contenuti minimi, ma sempre con maggior aggressività, oggi la conclusione fatta dai figliocci di politici che in queste settimane hanno farneticato di antifascismo, chiedendo l'eliminazione di un movimento legittimamente riconosciuto come il nostro e che, come al solito, sempre protetti e legalizzati, hanno agito con il favore della notte facendo scoppiare il secondo ordigno contro i locali trentini delle tartarughe frecciate".

Successivamente, Castaldini ha concluso dichiarando che tale gesto di violenza non bloccherà le attività del suo movimento, in quanto la sua forza proviene dai quei cittadini che hanno saputo riconoscere in esso "possibilità di riscatto per il nostro Paese". "Il nostro muro non cade" ha aggiunto Castaldini.

La sede di CasaPound era un nucleo importante della campagna elettorale

Il Baluardo di via Marighetto a Trento, costituito nel 2013, è la residenza nel capoluogo trentino di CasaPound e negli ultimi periodi era stato un nucleo della campagna elettorale della corrente politica di estrema destra, con la presenza anche del capo nazionale Simone Di Stefano a pochi giorni dalle votazioni.

Queste ultime, non sono andate come il movimento sperava, in quanto ha ricevuto solamente lo 0,92% per un totale di 223.235 voti. Il leader ha ammesso la sconfitta, battibeccando con Enrico Mentana: "Non abbiamo vinto perché siamo stati poco nel piccolo schermo. Non entreremo al Governo, ma speriamo di approdare nel Consiglio regionale del Lazio. Allora sarà tutta un'altra storia".