Le urla alle 5 e 30 di ieri hanno svegliato tutto il vicinato. In tanti hanno chiamato il 118 e la polizia, ma all'arrivo dei soccorsi il peggio era già accaduto. L'atroce risveglio domenicale è avvenuto alle porte della Capitale, a ciampino in via Francesco Baracca. Al terzo piano di un palazzo al civico 26 b, si è consumata una nuova folle tragedia, un nuovo caso di violenza domestica culminato in un femminicidio, un omicidio fallito e un suicidio riuscito. Responsabile dell'accaduto, Alessandro Tolla, assicuratore di 42 anni: dopo aver accoltellato la moglie Maria Adelaide Giuliano, avvocata di 37 anni, convinto fosse morta si è lanciato dal balcone.

La donna è ricoverata al policlinico di Tor Vergata.

Lite estrema

Quando sul posto è giunta l'ambulanza oltre agli agenti delle Volanti, del commissariato di Marino, la polizia scientifica e gli investigatori della Squadra Mobile, l'uomo era già morto. Si era lanciato dal terzo piano della sua abitazione ed è stato trovato riverso a terra senza vita nella rampa del garage condominiale. Probabilmente si è gettato senza esitazione dal terrazzo credendo di aver ucciso sua moglie. L'aveva accoltellata all'addome e alla gola con una lama da cucina di trenta centimetri al culmine di una violenta lite durante la quale lei si è difesa e forse questo le ha permesso di sopravvivere. La vittima è stata soccorsa per prima da una vicina: era in un bagno di sangue in gravi condizioni, ma viva.

Trasportata in codice rosso al policlinico di Tor Vergata, è stata operata per limitare i danni dei tagli inferti dal marito. Resta in prognosi riservata ma non è in pericolo di vita e probabilmente nei prossimi giorni potrà raccontare agli inquirenti cosa è accaduto.

Realtà e apparenza

A tragedia consumata, vicini e conoscenti sono sconvolti e allibiti.

Tratteggiano un ritratto di una coppia affiatata e senza problemi di sorta. Lei, originaria di Catania, vive a Ciampino da molti anni dove ha frequentato il liceo scientifico, poi l'università di Giurisprudenza Roma Tre e ha conseguito l'abilitazione alla professione di avvocata. Un professionista era anche lui, commercialista, e insieme lavoravano in uno studio di assicurazioni e cause civili.

A un fidanzamento di dieci anni è seguito il matrimonio: sposati da quattro anni, parevano agli occhi del mondo una coppia felice. I vicini di casa spesso li vedevano di sera sul terrazzino a chiacchierare. Senza figli, potevano condividere in totale libertà la passione di compiere lunghi viaggi in giro per il mondo, anche grazie a una situazione economica confortevole.

Cosa sia realmente accaduto proprio alla vigilia di un breve viaggio, resta tutto da verificare. Ieri la polizia ha sequestrato documenti, lettere, pc in cerca di riscontri che spieghino l'escalation di violenza dalla lite al femminicidio. Gli inquirenti stanno anche ascoltando i vicini per capire quale sia stato il motivo che abbia scatenato la lite estrema, se qualcuno abbia udito cosa si siano detti i coniugi prima che tutto degenerasse.

Eppure, dalle prime ricostruzioni, sembra che prima d'ora moglie e marito conducessero un'esistenza serena e che nessuno li avesse sentiti litigare. Solo la vicina che l'ha soccorsa e si è presentata come amica della donna, ha detto di conoscere il retroscena dei fatti che evidentemente spiegherà agli inquirenti. È ipotizzabile pensare a una dinamica purtroppo tipica di questi scenari di morte? A una crisi, un marito che non accetta la possibilità di essere lasciato, non ammetta spiragli di libertà di una donna e considerandola una sua proprietà ripeta un tragico copione purtroppo già visto in tanti casi? Di certo c'è che una 'favola' d'amore è sfociata nel sangue.