Hanno destato commozione le immagini diffuse nei giorni scorsi provenienti da amatrice. Niente più case colorate e botteghe, a quasi 2 anni da quel 24 agosto 2016, il paese sembra un paesaggio lunare. Secondo Claudio di Berardino, assessore al Lavoro e Politiche della Ricostruzione per la Regione Lazio, la rimozione delle macerie è stata completata al 50% e si prevede di completarla entro fine anno. In questi giorni, inoltre, sono partiti i lavori del primo lotto della nuova gara, da circa 20 milioni di euro, per la dismissione delle rovine nelle frazioni di Amatrice, cui seguirà la rimozione nelle frazioni e nei centri storici di Accumoli.

L'uomo si impone sulla Natura

Non sempre l'uomo ha avuto un rapporto idilliaco con la natura. Da essa ha tratto sostentamento, tanto da rispettarla e salvaguardarla. Ma, con il passare del tempo e lo sviluppo tecnologico, ha finito per invadere i suoi spazi dal quale ne sono conseguiti fenomeni estremi che hanno provocato catastrofi, come quella nel Reatino.

La percezione è quella di un volersi imporre su di essa, quasi a volerla schiavizzare per incrementare la sottrazione di materie prime. Ma la Natura, regina incontrastata del Pianeta Terra, ricorda periodicamente la supremazia sull'uomo attraverso il ripetersi delle calamità, un monito che lo invita a non essere avido, moderando la propria azione distruttrice.

Quasi una sorta di risposta all'egoismo umano, che nulla può contro di essa. Una forza misteriosa che può essere lenta e positiva, ma anche veloce e negativa.

Catastrofi naturali divinizzate

Storicamente anche Platone vide nella forza della natura una punizione degli dei contro le azioni funeste dell'uomo. Ma anche recentemente, attraverso Radio Maria, un sacerdote affermò che il terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016, fu una punizione divina causata dall'approvazione delle unioni civili.

Tornando indietro, in seguito alla breccia di Porta Pia, avvenuta il 20 settembre 1870, Roma fu teatro di una spaventosa alluvione, creduta da molti credenti un castigo per l'affronto sabaudo al soglio pontificio. Naturalmente oggi sono stati fatti numerosi passi avanti nella ricerca scientifica e sappiamo che ogni fenomeno ha una spiegazione.

I fenomeni naturali più rilevanti del XXI secolo

Agli albori del XXI secolo, la distruzione provocata dai fenomeni naturali quali terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni, cicloni tropicali e siccità sono accresciuti numericamente e l'impatto sullo sviluppo umano ed economico del Pianeta è decisamente peggiorato. Nel periodo che va dal 1975 al 2005, i civili residenti nei Paesi in via di sviluppo è triplicata rispetto agli anni precedenti, fino a cogliere 1,3 miliardi di persone, concentrandosi in aree di cui è nota la propensione alle alluvioni o fenomeni sismici.

La catastrofe più gravosa dal punto di vista economico si verificò l'11 marzo 2011 in Giappone, causando perdite per oltre 210 miliardi di dollari, in seguito ad un terremoto di magnitudo 9.0 sulla scala Richter.

Un anno prima, nel 2010, si verificarono 385 catastrofi naturali che provocarono 297.000 morti, coinvolgendo complessivamente 217 milioni di persone con danni valutati in 124 miliardi di dollari. Mentre, un anno prima, il terremoto di Haiti causò oltre 220.000 morti interessando l'area maggiormente popolata.

Possibili soluzioni

Con l'accrescere in numero e gravità delle catastrofi naturali, la programmazione di misure preventive non è più procrastinabile se l'intento reale è quello di limitare i danni e le conseguenze. Dev'essere oltrepassata la tattica di accentrarsi sulla reazione ai disastri, che consegue un metodo destinato all'aumento dei costi, così per gli effetti dei mutamenti climatici, come per il continuo aumento della popolazione e delle fabbricazioni in aree vulnerabili.

Un’efficiente misura volta all'attenuazione del rischio, consisterebbe nell'organizzazione di specifiche “carte del rischio” per regolamentare le attività di costruzione in aree vulnerabili, quali pianure alluvionali, aree franose o sismiche, prima che le calamità naturali si verifichino.