A Milano è iniziato il processo per stupro a carico di tre uomini che il 13 aprile 2017 hanno drogato il drink di una 22enne e poi l'hanno violentata, dando inizio all'incubo durato tutta una notte da Milano a Bellusco, in provincia di Monza e Brianza. Gli imputati però si difendono e si dichiarano innocenti.

La notte dello stupro

E' la sera del 13 aprile 2017 quando Cristina viene drogata e violentata dal branco.

La ragazza, 21enne all'epoca dei fatti, riceve un invito per trascorrere la serata in compagnia del conoscente Marco Coazzotti (29 anni, Casorate Primo ) e due sue amici, Mario Caputo (48 anni, San Donato) e Guido Guarnieri (22 anni, Milano).

Il locale prescelto è il Why Not Next situato in via Crema n.7 a Milano. E' lì che, come ripreso dalle telecamere di sorveglianza, al drink di Cristina viene aggiunta la droga dello stupro, sostanza psicoattiva in grado di indurre amnesia o stati dissociativi del pensiero.

Certi ormai di averla in pugno sembrano proporle con ostentata e falsa gentilezza di cambiare location ma lei verte in uno stato di alterazione che le impedisce di percepire il pericolo. Lo stupro si consuma a Bellusco in provincia di Monza e Brianza, dove uno dei tre uomini possiede un appartamento libero per la notte.

"Sono in galera ma non ho fatto niente" asserisce proprio Guido Guarnieri, il più piccolo dei tre, che durante i diversi mesi di indagini e le numerose intercettazioni telefoniche si è lasciato sfuggire tutt'altra versione dei fatti.

Le dichiarazioni al processo

"Mi sono svegliato, l'ho vista in mutande e ho pensato che si fosse svestita perché si era vomitata addosso" sostiene uno. "Io il suo drink non l'ho neanche toccato" e ancora "Io non le ho fatto niente, a una certa ora sono andato via". Queste sono solo alcune delle dichiarazioni rilasciate in aula durante il processo da parte dei tre imputati che negano di averla stuprata.

Volti inespressivi, voci fredde e calcolatrici, nessun segno di pentimento.

E Cristina, che nei mesi scorsi ha accettato di rilasciare un'intervista, si chiede perché le abbiano fatto questo. L'unico ricordo che ha è di essere tornata cosciente la mattina dopo e di aver sentito come una voce nella sua testa che implorava "Basta!", probabilmente l'eco dei momenti in cui parte della sua personalità era caduta in un sonno angosciante.

Durante alcune intercettazioni risalenti a gennaio 2018 i tre uomini hanno parlato di Cristina riferendosi a lei con dei termini assolutamente espliciti: "Lacerazioni? Come fa a riportare lacerazioni con il preservativo?". Ora però, di fronte all'accusa di stupro aggravato per l'utilizzo di sostanze psicotrope e limitazione della libertà personale, gli imputati fanno "spallucce". Di comune accordo dichiarano: "Se avessimo avuto qualcosa da dire l'avremmo detto" e non hanno paura di guardare in faccia la persona che hanno umiliato e ferito.